Cattedrale, un altro ferragosto senza la facciata in vista
Declassata nei programmi ufficiali anche la tradizione che lega gli algheresi a Nostra Senyora de basa-peus.
Tonio Mura |
Sarà un ferragosto col botto. Perché si ripete la magia dei fuochi d’artificio ma soprattutto perché la città è invasa dai vacanzieri, tutte le attività viaggiano a pieno ritmo e, finalmente, si esalta la vocazione turistica
del nostro territorio. Ce n’è per tutti anche se colpisce un calendario di iniziative culturali e artistiche di sicuro livello, che si dispiegano, a volte accavallandosi, nelle due settimane più intense della stagione turistica algherese.
del nostro territorio. Ce n’è per tutti anche se colpisce un calendario di iniziative culturali e artistiche di sicuro livello, che si dispiegano, a volte accavallandosi, nelle due settimane più intense della stagione turistica algherese.
C’è il desiderio di fare bella figura, di trovarsi pronti per l’assalto dei famosi centomila e più, di riguadagnare il primato di città principe del turismo in Sardegna. Tutto questo se guardiamo le cose senza considerare la realtà tutta intera del ferragosto algherese, che da sempre è anche festa religiosa. Prova ne sia che all’interno della cattedrale si monta il famoso catafalco della prima metà del 1700, recentemente restaurato, dove si compone il letto di Nostra Senyora de basa-peus, la famosa Madonna dormiente.
Si tratta di una festa popolare e religiosa attestata già nei documenti del ‘500, che attraverso la solenne processione e la partecipazione della municipalità algherese con gli abiti istituzionali segnava la collaborazione tra autorità religiose e civili, nell'interesse condiviso di tutelare e sviluppare il senso comunitario dell’allora piccola e isolata cittadina.
La venerazione per Nostra Senyora de basa-peus, in passato come nel presente, si protrae per una settimana (più esattamente e in senso liturgico sino all'ottava) e per i fedeli algheresi è tradizione accostarsi al simulacro attraverso una scala e baciarne i piedi adornati da sandali d’argento ( questi ultimi, insieme ad altri elementi, custoditi per il resto dell’anno nel Museo diocesano d’arte sacra).
Da qui il nome di Nostra Senyora de basa-peus. Tralascio tutti i legami storici, liturgici e teologici di questa tradizione sulla Dormizione della Madonna con le Chiese orientali o di tradizione ortodossa, pur essendo consapevole che non sarebbe male dilungarsi, parlando della festa della Madonna assunta in cielo, sul significato di tale dogma della fede (istituito da papa Pio XII con la costituzione apostolica Munificentissimus Deus del 1 novembre 1950), la cui origine è da ricercarsi non nella speculazione teologica ma nella tradizione popolare, nel vissuto di fede della gente comune e, guarda caso, proprio nella venerazione della Dormiciò de la Mare de Dèu.
Questo breve quadro per sottolineare quanto sia importante, in una logica di turismo integrato, ritrovare la collaborazione tra autorità civili e religiose, anche e soprattutto nel periodo di ferragosto, per rivalutare una tradizione che sicuramente arricchisce il programma degli eventi ma soprattutto li collega alla vicenda storico-religiosa della città.
Questo breve quadro per sottolineare quanto sia importante, in una logica di turismo integrato, ritrovare la collaborazione tra autorità civili e religiose, anche e soprattutto nel periodo di ferragosto, per rivalutare una tradizione che sicuramente arricchisce il programma degli eventi ma soprattutto li collega alla vicenda storico-religiosa della città.
Colpisce invece l’assenza di informazione, una certa indifferenza verso la festa religiosa e la tradizione ad essa collegata, l’enfasi dei festeggiamenti civili a discapito di quelli religiosi. Se vogliamo sintetizzare il tutto con un’immagine simbolica penso che sia rappresentativo lo stato in cui versa la facciata della Cattedrale da ben quattro anni, e l’immobilismo delle autorità civili a tal proposito. Nel 2010 vengono rilevati i problemi strutturali del pronao e del timpano, opera in stile neoclassico addossata all’antica facciata della Cattedrale sul finire del 1800 per imprimere maestosità all’ingresso principale. Si procede quindi con l’imbragatura del tutto per mettere in sicurezza l’area ed evitare il crollo della struttura. Per reperire i fondi utili alla riparazione e approvare il progetto di restauro ci vogliono ben due anni.
Tra Regione e Comune si mettono insieme un milione di euro che, tolte le tasse e le spese di consulenza, si riducono a 650.000 euro da investire sulla facciata (sono cifre approssimative, chi conosce meglio di me può mettere anche le virgole se vuole).
I veri lavori iniziano nel 2012 ma vengono sospesi dopo pochi mesi per mancanza di fondi, o meglio: i soldi ci sono ma sono bloccati dal Patto di stabilità. Un problema serio che purtroppo ha toccato altri luoghi storici e altre opere d’arte, che la dice lunga sull’attenzione che si da alla conservazione e tutela dei beni architettonici e artistici sardi e non solo sardi! Si riprende tra settembre e ottobre del 2013, un po’ perché si intuisce che il Patto di stabilità non può determinare il deterioramento dei nostri beni culturali e un po’ perché sarebbe anche il caso di liberare la facciata della cattedrale da quella brutta imbragatura.
I veri lavori iniziano nel 2012 ma vengono sospesi dopo pochi mesi per mancanza di fondi, o meglio: i soldi ci sono ma sono bloccati dal Patto di stabilità. Un problema serio che purtroppo ha toccato altri luoghi storici e altre opere d’arte, che la dice lunga sull’attenzione che si da alla conservazione e tutela dei beni architettonici e artistici sardi e non solo sardi! Si riprende tra settembre e ottobre del 2013, un po’ perché si intuisce che il Patto di stabilità non può determinare il deterioramento dei nostri beni culturali e un po’ perché sarebbe anche il caso di liberare la facciata della cattedrale da quella brutta imbragatura.
Altri pochi mesi poi un’altra sospensione, stavolta voluta dalla Sovrintendenza ai beni artistici, per una modifica che pare andrebbe a riguardare il timpano e che dovrebbe dare maggiore visibilità e luce all’oculo di facciata.
Nel mentre un’altra impalcatura è stata innalzata all’interno della Cattedrale (retro facciata) e per l’ennesima volta è stato smontato il famoso organo a canne della ditta Mascioni, costruito nel 1935 e di recente restauro. Oggi tutti i pezzi sono depositati in modo un po’ maldestro sul matroneo della navata di destra della Cattedrale e non è detto che non necessitino di nuove cure al loro riposizionamento d’origine. Da un paio di mesi a questa parte un muratore e un manovale danno una parvenza di continuità ai lavori di restauro. Tutto normale? No, in modo assoluto! Perché negli ultimi venti anni per ben tre volte si è intervenuti sulla facciata della Cattedrale, e sempre per lo stesso motivo: la precarietà statica del pronao.
Di più: pare che l’ultimo intervento debba rimediare anche a imperfezioni dei precedenti restauri, e questo per farla breve e per non entrare in dettagli tecnici di difficile comprensione. Per il quarto anno consecutivo quindi il visitatore della città, non solo a ferragosto, della facciata della Cattedrale vede solo la sua triste imbragatura!
Una cosa è certa: nessuno allo stato attuale conosce la data di fine lavori, nessuno sa se i soldi stanziati saranno sufficienti a concludere il tutto in modo decoroso e definitivo. Queste cose sono scritte a futura memoria, perché si vorrebbe che i responsabili della cosa pubblica abbiano più a cuore il destino dei beni identitari della città, come è appunto la Cattedrale di Alghero.
Si vorrebbe che già dopo ferragosto (non uno qualunque ma dopo ferragosto 2014), al di là del successo d’immagine, si pensasse seriamente a imprimere un’accelerata ai lavori di restauro della facciata della Cattedrale. E si vorrebbe che il confronto tra autorità civili e religiose sia sempre attivo, anche in chiave turistica e culturale.
Se non si mettono insieme le migliori energie della città mai si potrà parlare di turismo integrato, e sempre vivo è il rischio di fare le cose a metà: perché manca la visione d’insieme che devono garantire le autorità civili e perché nasce monca una seria pastorale del turismo. Elementi che da altre parti rappresentano il meglio della proposta culturale indirizzata anche ai vacanzieri.
Di più: pare che l’ultimo intervento debba rimediare anche a imperfezioni dei precedenti restauri, e questo per farla breve e per non entrare in dettagli tecnici di difficile comprensione. Per il quarto anno consecutivo quindi il visitatore della città, non solo a ferragosto, della facciata della Cattedrale vede solo la sua triste imbragatura!
Una cosa è certa: nessuno allo stato attuale conosce la data di fine lavori, nessuno sa se i soldi stanziati saranno sufficienti a concludere il tutto in modo decoroso e definitivo. Queste cose sono scritte a futura memoria, perché si vorrebbe che i responsabili della cosa pubblica abbiano più a cuore il destino dei beni identitari della città, come è appunto la Cattedrale di Alghero.
Si vorrebbe che già dopo ferragosto (non uno qualunque ma dopo ferragosto 2014), al di là del successo d’immagine, si pensasse seriamente a imprimere un’accelerata ai lavori di restauro della facciata della Cattedrale. E si vorrebbe che il confronto tra autorità civili e religiose sia sempre attivo, anche in chiave turistica e culturale.
Se non si mettono insieme le migliori energie della città mai si potrà parlare di turismo integrato, e sempre vivo è il rischio di fare le cose a metà: perché manca la visione d’insieme che devono garantire le autorità civili e perché nasce monca una seria pastorale del turismo. Elementi che da altre parti rappresentano il meglio della proposta culturale indirizzata anche ai vacanzieri.
di Tonio Mura
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