Parco di Porto Conte non tradire gli Algheresi
Alterare la composizione dell’assemblea è un gioco pericoloso per il futuro controllo del territorio cui si riferisce.
Tonino Baldino |
Da qualche tempo a questa parte si parla con insistenza della eventualità di modificare la Legge regionale istitutiva del Parco Naturale di Porto Conte. Le motivazioni di fondo starebbero:
1-nell’eccessivo numero dei componenti l’assemblea dell’Ente;
2-nella necessità di adeguarsi alle disposizioni del D.lgs. 39/2013 sulla inconferibilità e incompatibilità di incarichi.
Delle due, però, quella che più preoccupa è la prima: alterare la composizione dell’assemblea rispetto a quella attuale - che è esattamente coincidente con il Consiglio Comunale di Alghero – è un gioco pericoloso per il futuro controllo del territorio cui si riferisce.
Perché è importante che i membri dell’assemblea del Parco di Porto Conte debbano essere gli stessi del Consiglio Comunale?.
Per il semplice fatto che all’organismo del Parco è riconosciuta competenza primaria soprattutto in sede di pianificazione urbanistica (cfr artt. 14 e 15 L.R. n.4/1999). Cioè, nella fattispecie, il Municipio di Alghero – nonostante sia ente sovrano sul territorio comunale e inglobi interamente quello del Parco – non ha poteri di emendamento rispetto alle scelte che quell’Ente assume. Ciò anche e soprattutto in ossequio alla Legge Quadro nazionale sulle Aree protette n. 394/91. La Zona-Parco eluderebbe quindi il meccanismo del controllo democratico da parte dei cittadini.
Si tratta di circa ¼ del territorio comunale di Alghero che deve rimanere nelle potestà degli Algheresi, quegli stessi soggetti che negli anni passati – attraverso le forze politiche locali, le associazioni ambientaliste e quelle culturali – hanno fatto sì che la istituzione del Parco di Porto Conte divenisse realtà.
Se abbiamo ancora un territorio di alto valore ambientale – e quindi possiamo permetterci di proporre turismi altri rispetto a quello balneare - ciò è dovuto alle resistenze opposte dai Consigli Comunali degli anni ’60, ’70 e ‘80 del secolo trascorso quando alcuni faccendieri della finanza internazionale volevano fare di Porto Conte una seconda Alghero: una sorta di insediamenti “turistico-residenziali” per oltre 20.000 posti-letto che avrebbero irreversibilmente compromesso la valorizzazione e godibilità di quei luoghi da parte di residenti e turisti visitatori.
Ridurre il numero dei componenti a 10, dai 25 odierni, sarebbe il tenore di una proposta; ma un’altra più recente vorrebbe ridurlo a 9. Perché non a 5, oppure a 12 o a 15, o addirittura a 3?
Se il criterio ispiratore è nel ridimensionamento della spesa pubblica, la risposta maggiormente garantista starebbe nella riduzione dei compensi (fino all’eventuale azzeramento) piuttosto che costituire un organismo numericamente inferiore, di fatto oligarchico, che – essendo altro rispetto all’Assemblea civica - finirebbe per dare la stura a contenziosi interistituzionali tra Comune ed Ente Parco. Tutto ciò senza la certezza di favorire la diminuzione della spesa pubblica che potrebbe comunque rimanere alta qualora le riunioni venissero convocate per un maggior numero di volte/anno.
Motivare, invece, la riduzione dei componenti l’assemblea Ente Parco con la necessità di garantire maggiore agilità e qualità decisionale, sarebbe come applicare al malato un trattamento medico sintomatico e non curativo.
I limiti, le lentezze e le farraginosità decisionali, di certe assemblee sono spesso causati – non tanto dall’aspetto numerico – quanto invece dalla mancanza di una capacità di sintesi per un verso e, per l’altro, dal fatto che fra i membri che le compongono non è ancora sufficientemente matura la consapevolezza del ruolo di mera programmazione e controllo che ad esse spetta. Va pertanto messo ordine sulle competenze ed il rispetto dei ruoli tra Esecutivo ed organismo assembleare.
In definitiva, ogni eventuale modifica della Legge istitutiva del Parco dovrebbe mantenere – con riferimento all'assemblea – la identità con il Consiglio Comunale mentre, per l’organo esecutivo, la Presidenza potrebbe essere assegnata al Sindaco pro-tempore (espressione diretta del popolo) ed il Consiglio di Amministrazione comporsi di soggetti – senza diritto di voto all'interno dell’assemblea – adeguatamente titolati in materia di conduzione di tali organismi.
Delle due, però, quella che più preoccupa è la prima: alterare la composizione dell’assemblea rispetto a quella attuale - che è esattamente coincidente con il Consiglio Comunale di Alghero – è un gioco pericoloso per il futuro controllo del territorio cui si riferisce.
Perché è importante che i membri dell’assemblea del Parco di Porto Conte debbano essere gli stessi del Consiglio Comunale?.
Per il semplice fatto che all’organismo del Parco è riconosciuta competenza primaria soprattutto in sede di pianificazione urbanistica (cfr artt. 14 e 15 L.R. n.4/1999). Cioè, nella fattispecie, il Municipio di Alghero – nonostante sia ente sovrano sul territorio comunale e inglobi interamente quello del Parco – non ha poteri di emendamento rispetto alle scelte che quell’Ente assume. Ciò anche e soprattutto in ossequio alla Legge Quadro nazionale sulle Aree protette n. 394/91. La Zona-Parco eluderebbe quindi il meccanismo del controllo democratico da parte dei cittadini.
Si tratta di circa ¼ del territorio comunale di Alghero che deve rimanere nelle potestà degli Algheresi, quegli stessi soggetti che negli anni passati – attraverso le forze politiche locali, le associazioni ambientaliste e quelle culturali – hanno fatto sì che la istituzione del Parco di Porto Conte divenisse realtà.
Se abbiamo ancora un territorio di alto valore ambientale – e quindi possiamo permetterci di proporre turismi altri rispetto a quello balneare - ciò è dovuto alle resistenze opposte dai Consigli Comunali degli anni ’60, ’70 e ‘80 del secolo trascorso quando alcuni faccendieri della finanza internazionale volevano fare di Porto Conte una seconda Alghero: una sorta di insediamenti “turistico-residenziali” per oltre 20.000 posti-letto che avrebbero irreversibilmente compromesso la valorizzazione e godibilità di quei luoghi da parte di residenti e turisti visitatori.
Ridurre il numero dei componenti a 10, dai 25 odierni, sarebbe il tenore di una proposta; ma un’altra più recente vorrebbe ridurlo a 9. Perché non a 5, oppure a 12 o a 15, o addirittura a 3?
Se il criterio ispiratore è nel ridimensionamento della spesa pubblica, la risposta maggiormente garantista starebbe nella riduzione dei compensi (fino all’eventuale azzeramento) piuttosto che costituire un organismo numericamente inferiore, di fatto oligarchico, che – essendo altro rispetto all’Assemblea civica - finirebbe per dare la stura a contenziosi interistituzionali tra Comune ed Ente Parco. Tutto ciò senza la certezza di favorire la diminuzione della spesa pubblica che potrebbe comunque rimanere alta qualora le riunioni venissero convocate per un maggior numero di volte/anno.
Motivare, invece, la riduzione dei componenti l’assemblea Ente Parco con la necessità di garantire maggiore agilità e qualità decisionale, sarebbe come applicare al malato un trattamento medico sintomatico e non curativo.
I limiti, le lentezze e le farraginosità decisionali, di certe assemblee sono spesso causati – non tanto dall’aspetto numerico – quanto invece dalla mancanza di una capacità di sintesi per un verso e, per l’altro, dal fatto che fra i membri che le compongono non è ancora sufficientemente matura la consapevolezza del ruolo di mera programmazione e controllo che ad esse spetta. Va pertanto messo ordine sulle competenze ed il rispetto dei ruoli tra Esecutivo ed organismo assembleare.
In definitiva, ogni eventuale modifica della Legge istitutiva del Parco dovrebbe mantenere – con riferimento all'assemblea – la identità con il Consiglio Comunale mentre, per l’organo esecutivo, la Presidenza potrebbe essere assegnata al Sindaco pro-tempore (espressione diretta del popolo) ed il Consiglio di Amministrazione comporsi di soggetti – senza diritto di voto all'interno dell’assemblea – adeguatamente titolati in materia di conduzione di tali organismi.
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