Antonio Pascale per la narrativa e Alba Donati per la poesia sono i vincitori del ventinovesimo Premio Dessì
A Toni Servillo il Premio speciale della Giuria.
Antonio Pascale con "Le attenuanti sentimentali" (Einaudi) nella sezione Narrativa, e Alba Donati con "Idillio con cagnolino" (Fazi) per la Poesia, sono i vincitori del Premio "Giuseppe Dessì".
I loro nomi vanno ad affiancarsi a quello di Toni Servillo al quale è andato il Premio speciale della Giuria della ventinovesima edizione del concorso letterario intitolato al grande scrittore sardo (nato a Cagliari nel 1909 e scomparso a Roma nel 1977).
I loro nomi vanno ad affiancarsi a quello di Toni Servillo al quale è andato il Premio speciale della Giuria della ventinovesima edizione del concorso letterario intitolato al grande scrittore sardo (nato a Cagliari nel 1909 e scomparso a Roma nel 1977).
La cerimonia di proclamazione e premiazione dei vincitori si è tenuta stasera (domenica 21 settembre) a Villacidro(Medio Campidano), presentata della giornalista Natascha Lusenti e arricchita dagli interventi musicali della violinistaAnna Tifu, a chiusura di una settimana di incontri letterari, spettacoli e dibattiti intitolata all'autore di "Paese d'Ombre" e che ha avuto come protagonisti, tra gli altri, personaggi del calibro di Simona Atzori, Gioele Dix, Umberto Guidoni eGiovanni Allevi.
Insieme al prestigioso riconoscimento, i vincitori si portano a casa cinquemila euro, mentre gli altri finalisti – Luciana Capretti con "Tevere" (edito da Marsilio) e Elisabetta Rasy con "Non esistono cose lontane" (Mondadori) nella Narrativa; Nicola Bultrini con "La specie dominante" (Nino Aragno Editore) e Roberto Deidier con "Solstizio"(Mondadori) nella Poesia – si aggiudicano millecinquecento euro ciascuno.
Antonio Pascale (foto Casti) |
Ad Antonio Pascale, scrittore e giornalista nato a Napoli nel 1966, la giuria del Premio Dessì ha tributato l'alloro nella Narrativa per "Le attenuanti sentimentali", attraverso cui "offre un esempio assai convincente di narrazione ibrida, di letteratura morale al limite della rivendicazione etica". Spiega la motivazione: "Che ci vuole a trovare una trama?, chiede Antonio Pascale in "Le attenuanti sentimentali" (...) La risposta è naturalmente ambigua, tale da avvisare il lettore che esiste sì un patto, ma piuttosto tortuoso: questo non è un romanzo ma un giro in bicicletta". La giuria colloca l’opera premiata nel quadro della produzione di Pascale: "Siamo in una dimensione più radicale e nello stesso tempo semplice rispetto ai suoi libri precedenti, da «La manutenzione degli affetti» a «Passa la bellezza», dove ogni certezza letteraria è formalmente sospesa".
Alba Donati (Casti) |
Alba Donati, autrice toscana nata a Lucca nel 1960, di casa tra Firenze e Lucignana, vincitrice nella sezione Poesia con il suo "Idillio con cagnolino", è, secondo la giuria, "perfettamente consapevole delle macerie del secolo alle sue spalle, come più d’una poesia dimostra.
Ma c’è, in lei - prosegue la motivazione - una volontà d’uscire dal Novecento, d’oltrepassarlo nel suo autistico nichilismo. È una verità creaturale, quella di Donati: nella convinzione che, tramontate tutte le fedi, ci restano solo le verità biologiche.
Per esempio questa: che i vecchi e i bambini (ma anche gli animali), proprio perché più prossimi a quel luogo da cui proveniamo e dove torneremo, siano gli esseri più vicini al mistero della vita e, per questo, i più oltraggiati dal mondo".
Toni Servillo (foto Casti) |
Il Premio Speciale della Giuria è stato assegnato all’unanimità a Toni Servillo "per la coerenza di un intero percorso professionale, che ne fanno un esempio per la sua e per le più giovani generazioni", come recita la motivazione.
Nato ad Afragola nel 1959, con una carriera iniziata nella giovinezza con il teatro sperimentale (a lui si deve la nascita del Teatro Studio della sua città) e costruita negli anni nel teatro e nel cinema con crescenti successi fino ad approdare nel 2013 al Premio Oscar per "La Grande Bellezza", Servillo secondo i giurati è la "tangibile dimostrazione di come la passione, la volontà, il rigore, combinati con uno straordinario talento, un serio lavoro, una grande bravura, possano condurre un ragazzo di provincia a conquistarsi un nome nel mondo della cultura, contribuendo, anche all’estero, alla valorizzazione e al prestigio dell’arte italiana".
Con la scelta dei vincitori si conclude, dunque, il lungo percorso del Premio Dessì: le due terne di finalisti sono il frutto di un’attenta selezione fra le 398 opere (208 titoli per la narrativa e 190 per la poesia) pervenute dai principali editori italiani alla segreteria del premio alla chiusura dei termini di presentazione, il 15 giugno scorso. Il compito di valutarle è spettato ancora una volta alla giuria presieduta da Anna Dolfi (eminente italianista dell'Università di Firenze, socia dell'Accademia Nazionale dei Lincei e tra le massime studiose dell'opera di Dessì) e composta da Mario Baudino, Duilio Caocci,Giuseppe Langella, Massimo Onofri, Stefano Salis e Giuseppe Marras.
Antonio Pascale, Alba Donati e Toni Servillo vanno ad aggiungere il loro nome alla lunga e prestigiosa lista dei vincitori delle passate edizioni: un albo d'oro che annovera scrittori come Sandro Petroni, Nico Orengo, Laura Pariani, Diego Marani, Sandro Onofri, Salvatore Mannuzzu, Marcello Fois, Giulio Angioni, Michela Murgia, Niccolò Ammaniti, Salvatore Silvano Nigro, Giuseppe Lupo per la Narrativa, e, per la sezione Poesia, Elio Pecora, Maria Luisa Spaziani, Alda Merini, Giancarlo Pontiggia, Fabio Pusterla, Gilberto Isella e Gian Piero Bona. Tra i passati vincitori del Premio Speciale della giuria troviamo invece figure di grandi protagonisti della cultura italiana del calibro di Luigi Pintor, Sergio Zavoli, Alberto Bevilacqua, Francesco Cossiga, Arnoldo Foà, Marco Pannella, Piero Angela, Ascanio Celestini, Giulio Rapetti Mogol e Philippe Daverio.
La ventinovesima edizione del Premio Dessì è stata organizzata dalla Fondazione Giuseppe Dessì e dal Comune di Villacidro col patrocinio del Ministro dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, del Consiglio Regionale della Sardegna, dell'Assessorato Regionale della Pubblica Istruzione, della Fondazione Banco di Sardegna e del Gal Monte Linas, con la collaborazione di Cantina Mesa – Sant'Anna Arresi e Salumificio Monte Linas.
Premio Dessì 2014
Sezione Narrativa
Motivazione
«Che ci vuole a trovare una trama?» chiede Antonio Pascale in «Le attenuanti sentimentali». O meglio, lo fa il personaggio fittizio che porta lo stesso nome dell’autore, e come lui dice io, e come lui si interroga sul romanzo che sta scrivendo. La risposta è naturalmente ambigua, tale da avvisare il lettore che esiste sì un patto, ma piuttosto tortuoso: «questo non è un romanzo ma un giro in bicicletta». Siamo in una dimensione più radicale e nello stesso tempo semplice rispetto ai suoi libri precedenti, da «La manutenzione degli affetti» a «Passa la bellezza», dove ogni certezza letteraria è formalmente sospesa. Potrebbe essere autofiction, totem della narrativa contemporanea, ma in tal caso robustamente corrosa dall’ironia.
Si gioca dunque alla francese: «otofisciòn», pronuncia il protagonista, prendendo adeguatamente le distanze per poter compiere il suo viaggio labirintico, ulissico, in una Roma piovosa descritta nei suoi tic intellettuali, nella sua socialità troppo cordiale e troppo fredda, attraverso la quotidianità di un funzionario del ministero dell’agricoltura che sta progettando un documentario forse scientifico sull’amore e sui sentimenti. Dovrebbe in esso misurarsi con il caos, armato di qualche regola per affrontare le derive comportamentali e i luoghi comuni, gli errori macroscopici, il rifiuto di analizzare, di conoscere. E’ un sogno razionale, destinato allo scacco.
Pascale è uno dei non molti autori italiani che hanno per la ricerca scientifica un’attenzione vera, consapevole, e una passione razionale. Ma lo scontro con gli idola tribus, per esempio l’infatuazione per il biologico, o ancor di più il generale il timore della ricerca scientifica, vede il suo personaggio, il suo doppio, soccombere. Il documentario naufraga nell’inevitabile. La produttrice avrebbe in proposito le idee chiare: «O sei un autore con i coglioni, davanti al quale uno alza le mani e dice: fai di me quello che vuoi, oppure non ci rompere le palle e scrivi una trama, è l'abc». Ma la trama non c’è; non c’è più, non ci può essere. Svanisce nel momento stesso in cui sembra potersi annunciare. Su questa assenza, Pascale offre un esempio assai convincente di narrazione ibrida, di letteratura morale al limite della rivendicazione etica. A una modernità pur cieca, infine, qualcosa resta: il mistero partecipato delle attenuanti sentimentali.
Premio Dessì 2014
Sezione Poesia
Motivazione
Sfrontato e inattuale sin dal titolo, Idillio con cagnolino di Alba Donati: se è lecito definire sfrontata una poesia, questa, così gentile e arresa alla vita. Se ne sottolinea, allora, l’inattualità: se è vero che il culto delle virtù pubbliche degli esordi - che le valsero nel 1998, con La repubblica contadina (1997), il Mondello Opera Prima - si è spinto sino a questa scandalosa proposta d’idillio. Una verità, infatti, pare assodata: che non potrebbe mai darsi un pacificato quadretto agreste, secondo una codificata tradizione bucolica, nel tempo in cui è andata del tutto perduta persino l’idea di un’eterna e cogente lex naturalis. Quell’idea di legge naturale, appunto, che il Novecento nichilista ha seppellito chissà se definitivamente: là dove l’idillio letterario, quando è sopravvissuto, lo ha fatto modificandosi e perfino guastandosi. Basterebbe pensare agli idilli di Pascoli, con le loro crepe paurose e quella folla querula di morti che vuole essere ascoltata.
Che idillio è quello di Alba Donati? La risposta si trova nel componimento che dà il titolo al libro, là dove incontriamo la mamma e la figlia, «allineate nel lettone», che leggono mentre la luce, che filtra dalla finestra, «disegna sul piumone una trama imperfetta/di alberi e foglie». Sentite qua: «Tu con la tua risatina da bambina, io con la gioia./E tra noi, in fondo al letto, disteso a zampe in su/come chi guardasse il paradiso, il nostro cagnolino./Mai Courbet avrebbe potuto fare di meglio/nel celebrare l’idillio di una sera cittadina». Inequivocabile l’accenno a Courbet: a indicare una tradizione, ancora fidente in una realtà non implosa, ormai però arrivata al capolinea.
Ecco: Donati è perfettamente consapevole delle macerie del secolo alle sue spalle, come più d’una poesia dimostra. Ma c’è, in lei, una volontà d’uscire dal Novecento, d’oltrepassarlo nel suo autistico nichilismo. E’ una verità creaturale, quella di Donati: nella convinzione che, tramontate tutte le fedi, ci restano solo le verità biologiche. Per esempio questa: che i vecchi e i bambini (ma anche gli animali), proprio perché più prossimi a quel luogo da cui proveniamo e dove torneremo, siano gli esseri più vicini al mistero della vita e, per questo, i più oltraggiati dal mondo. Verità biologiche, dicevamo: e misurate sulla propria personale biografia. L’approdo è quello d’una limpida poesia in cammino verso la prosa. Con tutti gli ascendenti ormai noti, da Saba a Bertolucci, Sereni e Caproni, sino a Patrizia Cavalli. Ma Donati la spalanca con gratitudine, questa poesia, anche sulle pagine di certi grandi maestri del pensiero critico, come Cesare Garboli e Enzo Siciliano, cui sono rivolte alcune tra le più belle poesie della raccolta, ma non mancano all’appello nemmeno Baldacci, Bigongiari, Pampaloni, Garin, Luzi e Ranchetti: dentro un pantheon tutto fiorentino. Una poesia di sensi e sentimenti, insomma, cui si va a raccordare una memoria che s’allunga sui tempi d’una consuetudine quotidiana, di modo che, ogni giorno che passa, e mentre la vita respira, niente vada perduto, ma goduto, sino all’ultimo istante. E’ in nome di questi risultati, prosodici e di stile, ma anche di pensiero e esistenziali, che Alba Donati vince il Premio Dessì per la poesia 2014.
Premio Dessì 2014
Premio Speciale della Giuria
Motivazione
Attore, regista, doppiatore, autore di pièces teatrali, appassionato lettore di musica (da ricordare le sue regie di Mozart, Beethoven, Strauss, Rossini…) e del grande teatro classico (è degli anni 90 la direzione del Misantropo e del Tartufo di Molière, delle False confidenze di Marivaux; più recenti la Trilogia della villeggiatura di Goldoni, Le voci di dentro di De Filippo, che hanno girato il mondo accompagnate dalla sua recitazione e regia…), Tony Servillo deve la sua fama presso il grande pubblico a film di grande intelligenza e raffinatezza (non è un caso che scelga sempre le sceneggiature con grande attenzione) che hanno ottenuto ogni volta, grazie alla sua partecipazione, prestigiosi premi nazionali e internazionali. Basti ricordare, nell’ultimo decennio, Le conseguenze dell’amore (2004), La ragazza del lago (2007), Gomorra, Il divo (2008), Una vita tranquilla (2010), Viva la libertà, La grande bellezza (2013). Per ognuno di questi film Servillo è stato capace di creare personaggi indimenticabili, dando vita a volti, storie, tipologie che rimarranno non solo nella memoria degli spettatori ma nella storia del cinema (si pensi al nevrotico commissario Giovanni Sanzio della Ragazza del lago, al ristoratore minacciato da un passato di ex-camorrista di Una vita tranquilla, al Mazzini di Noi credevamo, all’Andreotti del Divo, al dissociato e duplicato Olivieri di Viva la libertà, allo stranito Jep Gambardella che si aggira tra scetticismo e noia tra le quinte di una felliniana ‘tristissima’ vita….).
Con una carriera iniziata nella giovinezza con il teatro sperimentale (a lui si deve la nascita del Teatro Studio della sua città) e costruita lentamente (a partire da una formazione da autodidatta che si è nutrito di spettacoli, musica, letteratura), per approdare nel 2013 al Premio “Oscar”, Toni Servillo è la tangibile dimostrazione di come la passione, la volontà, il rigore, combinati con uno straordinario talento, un serio lavoro, una grande bravura, possano condurre un ragazzo di provincia a conquistarsi un nome nel mondo della cultura, contribuendo, anche all’estero, alla valorizzazione e al prestigio dell’arte italiana. Per questi motivi, e per la coerenza di un intero percorso professionale, che ne fanno un esempio per la sua e per le più giovani generazioni, la giuria del Premio Dessì ha deciso all’unanimità di attribuirgli il premio Speciale 2014.
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