E se su alcune questioni importanti tutte le forze politiche fossero d’accordo?
L’avvio di una grande opera, rieducare cittadini e ospiti della città verso la tutela del bene comune.
Antonio Budruni |
Vediamo se, almeno su alcune cose di grande rilievo e di breve-medio termine, riusciamo a trovare unità d’intenti. No, non è un appello alla sinistra o al centrosinistra, è un appello alla città, alle sue componenti più responsabili, più mature e più colte.
L’amministrazione, per disposizioni di legge e per logica democratica, spetta alle forze politiche che vincono le elezioni. Dunque, per sgombrare subito il campo da possibili equivoci e da retro pensieri, ribadiamo un’ovvietà: l’amministrazione della città spetta alla coalizione che ha vinto le elezioni al ballottaggio dell’8 giugno!
Qui, si sta proponendo a tutti, nessuno escluso, un impegno civico e insieme didattico: l’avvio di una grande opera di educazione e/o rieducazione dei cittadini e dei numerosi ospiti verso il bene comune allo scopo di rendere sempre più vivibile, accogliente e civile la nostra città.
I luoghi, le situazioni, i comportamenti che sono fuori da una corretta relazione di civismo, infatti, sono ancora troppi e occorre agire presto e bene per confinarli nell'alveo dei fenomeni occasionali. Solo per fare alcuni esempi:
1) la maleducazione di molti, troppi proprietari di cani rende i marciapiede, le aiuole, le strade e le piazze spesso impraticabili a causa delle numerose deiezioni che deturpano gran parte della città. A noi sembra un brutto biglietto da visita per Alghero, per i suoi abitanti e per le pretese turistiche della città, e, non ultimo, esprime in maniera inequivocabile il modestissimo grado di civiltà di una parte della nostra popolazione;
2) la stessa maleducazione riempie i marciapiede, le piazze, le strade e vaste aree del litorale a nord e a sud dell’abitato, di cartacce, bottiglie e immondizie di vario genere;
3) ancora, per la stessa ragione, i nostri arenili sono invasi dalle cicche di sigarette e da rifiuti assortiti;
4) quasi tutti gli spazi pubblici del centro storico, delle zone limitrofe, ma, spesso, anche di quelli periferici, sono occupati da attività commerciali all’aria aperta che, spesso, precludono ai cittadini e ai turisti il transito pedonale per il quale sono stati costruiti e realizzati. Trasformare la città in un immenso suq arabo può essere motivo di curiosità per alcune tipologie di turisti, ma rappresentano certamente un innegabile disordine, una mancanza di programmazione e un’assenza di regole che segnalano un clima, una “cultura” della prevaricazione e del “far west”, non sempre apprezzata dalla grande maggioranza dei visitatori;
5) le urla e gli strepiti durante le ore notturne, il passaggio di moto rombanti che squarciano i timpani, la caciara diffusa e generalizzata in ogni angolo della città murata sono segnali di vivacità o, al contrario, segni distintivi di maleducazione e di mancanza di rispetto verso gli altri?
6) la circolazione automobilistica caotica, il parcheggio selvaggio, l’occlusione dei portoni di accesso alle abitazioni private sono un fenomeno folkloristico per attrarre turisti o, ancora una volta, marchio di inciviltà, di maleducazioni e di protervia?
7) il vandalismo del sabato sera (ma anche di tutti gli altri giorni della settimana) dovrebbe indurci ad assegnare un premio speciale per l’abilità nell’attentare ai beni pubblici e/o privati o a lavorare, con pazienza e tenacia, per far comprendere che si tratta di comportamenti lesivi degli interessi della collettività, cioè di tutti, compresi coloro che se ne rendono responsabili?
Si potrebbe continuare a lungo nell’elencazione dei comportamenti incivili che caratterizzano la nostra comunità – e, spesso, anche gli ospiti che la visitano – e che, oltre a rendere sempre meno vivibile Alghero ai residenti, la rendono poco attraenti ai turisti.
Per capire che stiamo parlando di questioni importanti, in grado di influenzare lo sviluppo economico della città e del territorio, cito – come esempio virtuoso – una regione d’Italia che è ai primissimi posti nella classifica delle presenze turistiche in Italia e in Europa: il Trentino Alto Adige.
Vediamo subito i numeri, che sono molto più eloquenti, in alcuni casi, di fiumi di parole:
La regione Autonoma Trentino-Alto Adige ha superato nella stagione 2012, 43 milioni di presenze ed occupa stabilmente il primo posto nella classifica nazionale. Al secondo posto, non c’è il Veneto o l’Emilia Romagna o la Toscana, come si potrebbe pensare, ma la piccola (regione autonoma, anch’essa) Val d’Aosta, con 25 milioni di presenze. Seguono, poi, a notevole distanza, il Veneto (12 milioni), la Toscana (11), Liguria ed Emilia Romagna (9), Lazio, Friuli e Marche. La Sardegna, arranca nelle posizioni di coda con 6 milioni di presenze.
Un’amministrazione comunale e una città che individuano nel turismo un’importante possibilità di crescita economica, dovrebbero guardare (e confrontarsi con) le realtà più avanzate.
Dovrebbero, cioè, guardare al Trentino e alla Val d’Aosta per capire come si possano ospitare ogni anno decine di milioni di turisti e costruire, su questa solida base economica, il benessere. Pur partendo da un’economia prevalentemente agricola di sussistenza.
A cosa si deve, dunque, il passaggio da un’economia di sussistenza ad un’economia del benessere nel sud Tirolo?
A molte ragioni, naturalmente, ma ad una in particolare: la mentalità. Nel sud Tirolo, la gente lavora e rispetta le norme, è mediamente civile ed educata e considera gli ospiti, i turisti, come una risorsa e non come polli da spennare.
In Alto Adige, la provincia autonoma di Bolzano è attenta e meticolosa nel fare rispettare, a tutti, le leggi ed i regolamenti ed impartisce sanzioni severe in caso di violazioni. Anche qui, un esempio per far capire di che cosa stiamo parlando. L’amministrazione comunale di Bolzano, nel settembre del 2013, ha stabilito le seguenti sanzioni nei confronti di coloro che avessero imbrattato strade e piazze durante i festeggiamenti di re Laurino che si celebrano, ogni due anni, nel primo fine settimana di settembre: “divieto di vendere super alcolici sia nei normali stand che nei locali pubblici delle vie del centro; stop alla musica. Le band potranno suonare sui 10 palchi fino e non oltre alle 24 (domenica fino alle 22) e poi stop. I tecnici del comune controlleranno i decibel già durante i sound cheque: chi sgarrerà e non rispetterà i limiti provinciali rischia di pagare la multa”.
Il sindaco ha dichiarato ad un giornale locale: “Non vogliamo vedere vetri e cocci per terra, ed i gestori dei pubblici esercizi dovranno pulire attorno ai loro stand entro un’ora dalla chiusura della festa. Chi lascerà entro un raggio di 20 metri bottiglie, bicchieri, cocci ecc, verrà multato da un minimo di 50 ad un massimo di 500 euro”.
Durante l’intera stagione turistica estiva, in tutto l’Alto Adige, la musica dal vivo deve cessare, improrogabilmente, alle 23,00, con l’unica eccezione del fine settimana di settembre (ogni due anni), per il quale è prevista una deroga fino alle 24,00.
L’Alto Adige è in grado di offrire prodotti turistici di qualità, strettamente legati alla propria identità: ambiente naturale, cultura, tradizioni, enogastronomia. Usufruibili da tutti, residenti e turisti, in un clima di tranquillità, rispetto, buona educazione e serenità. Se tutto ciò favorisce l’afflusso di decine di milioni di turisti, forse bisognerebbe chiedersi, finalmente, se non sia il caso, anche da noi, di capire perché da loro si possano fare questi numeri e da noi no.
Eppure, in quanto ad ambiente naturale, tradizioni, cultura ed enogastronomia, Alghero e la Sardegna sono in grado di competere con l’Alto Adige. Non sarà che a noi manca il collante che unisce tutte queste cose e le fa diventare prodotto turistico di qualità, offerta allettante e irresistibile? E cioè: tranquillità, rispetto, buona educazione e serenità?
Noto con piacere che il quotidiano locale Alguer.it ha cominciato a porsi il problema e a porlo, in maniera chiara, alle istituzioni, agli operatori e ai cittadini, in un articolo di fondo, pubblicato agli inizi di settembre – Barcellona chiama Alghero: la Movida non è più di moda! – nel quale si affronta il tema in termini non equivoci, citando una serie di esempi nazionali ed europei (Barcellona, appunto), e chiudendo con l’invito esplicito ad accantonare “l’economia della birretta” individuata come il “male sottile dell’industria del turismo che per l’interesse marginale di pochi degrada tutta l’economia della città”.
Prima ancora, altre voci autorevoli si erano levate per segnalare il degrado sempre più spinto che caratterizza da molti anni le estati algheresi. Degrado imputabile all’inciviltà di residenti e turisti, ma anche all’incapacità delle amministrazioni pubbliche di programmare le stagioni turistiche, di dotarsi di regole contro il degrado, inteso non solo come sporcizia, incuria e lassismo, ma anche come freno alla maleducazione, all’anarchia, al far west da tempo imperanti in città e causa prima di un turismo sempre più dequalificato e caratterizzato dal “mordi e fuggi”.
Oggi, mentre ci si avvia alla chiusura della stagione 2014, l’amministrazione comunale dovrebbe, finalmente, avviare una grande riflessione pubblica sul turismo locale e cominciare a stabilire una strategia da attuare entro i prossimi 3-5 anni, in modo da modificare radicalmente il nostro essere “città turistica”, puntando ad elevare la qualità di tutti i segmenti dei quali si compone la nostra offerta per fare in modo che l’industria delle vacanze rappresenti, sul serio, un fattore di crescita economica per tutti.
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