L’Ugl Chimici proclama lo stato di agitazione
Otto ore di sciopero dei lavoratori Eni, contro il piano industriale presentato dal Gruppo.
La decisione di tale protesta è stata presa durante il coordinamento nazionale UGL Chimici dei delegati Gruppo Eni, riunitosi a Roma il 25 settembre 2014, sotto la spinta dei lavoratori preoccupati per le sorti del Gruppo, sia in termini di attività produttiva che di futuro occupazionale.
Dopo l’incontro del 8 luglio tra OO.SS. e vertici Eni, nel quale è stato illustrato un piano industriale contenente forti criticità relative alla raffinazione ed alla chimica, ed in risposta al quale è stato proclamato lo sciopero del 29 luglio, sembrava aver trovato una soluzione condivisa, attraverso la trattativa svoltasi presso il Ministero dello Sviluppo Economico e nella quale è intervenuto per facilitare una soluzione anche il Ministro Guidi.
In particolare in quella sede si è addivenuti ad un’intesa il 31 luglio finalizzata a concrete soluzioni su Gela e Porto Marghera. Un accordo di fatto solo parziale in quanto non sono state affrontate le altre problematiche relative a tutto il sistema Eni.
Le criticità permangono e sono state affrontate ed evidenziate dai rappresentanti sindacali UGL Chimici che vivono la realtà dei siti produttivi Eni, durante l‘incontro di coordinamento nazionale.
In particolare sulla Raffineria di Gela e di Porto Marghera permane lo spettro di un forte ridimensionamento determinato dalla volontà del progetto di green refinery e dalla volontà di non volere più raffinare i greggi pesanti gelesi nella locale raffineria, strutturata appositamente per tale scopo. Preoccupazioni espresse anche per le raffinerie di Livorno e Taranto, quest’ultima, sembrerebbe che nel prossimo futuro non debba più essere funzionale alla raffinazione del greggio della Val D’Agri, ma divenire un semplice deposito.
Per quanto concerne la chimica, sembrerebbero disattesi gli impegni su Porto Torres, ed in parte su Priolo, dove non sono evidenti gli investimenti previsti. Sullo stabilimento di Sarroch è prevista la cessione verso Saras, che da una parte garantirebbe la continuità di un processo produttivo, ma che rappresenta comunque una perdita di un asset di Eni. Su Brindisi la prevista fermata tecnica è slittata ad aprile 2015 creando dubbi ed ulteriori preoccupazioni. Solo per gli stabilimenti di Mantova, Ravenna e Ferrara non sembrano emergere per il momento elementi di criticità se non quello rappresentato dalla pipe line di approvvigionamento.
Ulteriore preoccupazione è stata espressa del coordinamento UGL Chimici di Eni riguardo alla incomprensibile cessione della Saipem che dopo le recenti difficoltà sembra avere un solido futuro di commesse e redditività economica.
Ci sembra che ENI, la quale rappresenta uno dei più importanti gruppi industriali italiani stia cercando di procedere verso una politica di rinuncia e dismissione di asset strategici per il nostro Paese, il coordinamento UGL Chimici auspica un ripensamento da parte dei vertici Eni attraverso la presentazione e l’attuazione un nuovo piano industriale, concreto e credibile e che salvaguardi i siti industriali, il futuro dei lavoratori e che sia in grado anche di mantenere prospettive per le aziende collegate e l’indotto.
A tal fine il coordinamento UGL Chimici del Gruppo Eni proclama uno stato di agitazione ed otto ore di sciopero da gestire a livello territoriale.
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