Presa di posizione del Gruppo Centro Democratico sulla vicenda di Capo Frasca
«Stop immediato alle esercitazioni belliche e subito un referendum sulle servitù militari».
Il gruppo di Centro democratico in Consiglio regionale esprime tutta la sua indignazione per la vicenda di Capo Frasca, e si schiera al fianco del presidente della Regione nel rivendicare la sovranità dei sardi sulle proprie terre.
Di più, proprio per affermare il diritto del popolo sardo a poter disporre del proprio territorio e del proprio futuro, i consiglieri regionali Roberto Desini e Anna Maria Busia, fanno un passo avanti e si fanno promotori, a nome di tutto il partito CD, di un referendum popolare fra i cittadini che risiedono nelle zone occupate dalle servitù militari, affinché i sardi possano far valere i propri diritti e decidere se ospitare o meno le basi militari nelle loro terre.
Di più, proprio per affermare il diritto del popolo sardo a poter disporre del proprio territorio e del proprio futuro, i consiglieri regionali Roberto Desini e Anna Maria Busia, fanno un passo avanti e si fanno promotori, a nome di tutto il partito CD, di un referendum popolare fra i cittadini che risiedono nelle zone occupate dalle servitù militari, affinché i sardi possano far valere i propri diritti e decidere se ospitare o meno le basi militari nelle loro terre.
«Quanto successo nei giorni scorsi nell’area del poligono militare di Capo Frasca è l’ennesimo schiaffo che lo Stato “regala” alla Sardegna e ai sardi», dichiarano Busia e Desini. «Concordiamo pienamente con la presa di posizione del presidente Pigliaru e con la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio regionale per discutere di questo ultimo gravissimo fatto e delle servitù militari in generale», continuano i due esponenti di Centro Democratico. «Il ministero delle Difesa deve sospendere immediatamente, e almeno fino a ottobre, le esercitazioni belliche nelle basi sardi, in modo da non danneggiare ulteriormente la stagione turistica nell’Isola».
Per il futuro, Centro democratico cerca una soluzione che possa definitivamente risolvere il problema delle servitù militari in Sardegna, soluzione che potrebbe essere offerta dal più popolare degli strumenti democratici, il referendum. «I sardi non devono più subire la volontà di uno Stato che in questi casi si comporta da cattiva matrigna. Per questo ci faremo promotori di un referendum fra le popolazioni che abitano nei territori occupati dalle basi militari. Saranno i cittadini della Sardegna a decidere se, dove e quando, le terre dove sono nati e dove vivono debbano essere sottratte loro per essere occupate e sfigurate dalle forze militari, che, con le loro esercitazioni, non solo compromettono l’ambiente, ma mettono a anche rischio l’incolumità dei residenti e di tutti coloro che operano in quelle aree».
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