Servitù militari: «Vogliamo sapere quanto fruttano allo Stato italiano le basi sarde»
Anna Maria Busia chiede anche un referendum popolare e i dati sui tumori.
«Plaudiamo alla decisione adottata dalla Giunta regionale di costituire la Regione Sardegna parte civile nel processo per disastro ambientale nel Poligono militare di Quirra, in corso al Tribunale di Lanusei, come peraltro sollecitato da Centro Democratico Sardegna nei giorni scorsi; ma ora chiediamo al presidente Pigliaru di fare di più e avviare una vera e propria operazione trasparenza sulle servitù militari nell’Isola».
La consigliera regionale di Centro Democratico Sardegna, Anna Maria Busia, interviene nella discussione sulle basi militari presenti nell’Isola e rilancia la necessità di intraprendere nuove e più incisive azioni di lotta e di controllo da parte della Regione. Busia già nei giorni scorsi, insieme con il capogruppo di Cd, Roberto Desini, aveva preso posizione sull’argomento, impegnandosi a promuovere un referendum popolare che dia la parola ai sardi sulla presenza delle basi militari interforze in Sardegna.
La consigliera regionale di Centro Democratico Sardegna, Anna Maria Busia, interviene nella discussione sulle basi militari presenti nell’Isola e rilancia la necessità di intraprendere nuove e più incisive azioni di lotta e di controllo da parte della Regione. Busia già nei giorni scorsi, insieme con il capogruppo di Cd, Roberto Desini, aveva preso posizione sull’argomento, impegnandosi a promuovere un referendum popolare che dia la parola ai sardi sulla presenza delle basi militari interforze in Sardegna.
Ora la consigliere regionale invita la Giunta e il Consiglio a portare avanti nuove iniziative: «Il presidente Pigliaru deve accertare con la massima trasparenza quanti denari i vari Paesi stranieri versano nelle casse dello Stato italiano per l’utilizzo delle basi militari collocate in Sardegna. Sono soldi dei sardi che devono essere messi a disposizione dei sardi», incalza Busia.
Il secondo punto su cui insiste l’esponente di Centro Democratico è la proposta di un referendum popolare: «È fondamentale dare voce ai cittadini con lo strumento più semplice e diretto che la legislatura mette a disposizione. Occorre raccogliere 10mila firme, e se politica e istituzioni ci mettono il loro impegno, credo che il traguardo sia raggiungibile senza troppe difficoltà. Certo è necessario che Giunta e Consiglio regionale collaborino attivamente perché si arrivi a formulare un testo adeguato, che renda inattaccabile il referendum e consenta ai sardi di esprimersi con il voto».
Altro punto dell’operazione trasparenza invocata da Anna Maria Busia riguarda il registro tumori: «È indispensabile che, tramite un registro ufficiale, la Regione possa disporre di dati certi sull’incidenza dei tumori nella popolazione sarda, e per capire se vi sia un maggior numero di patologie, rispetto alle altre regioni italiane, specie nei territori su cui insistono le basi militari».
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