Debellare la peste suina africana per ridare slancio all'economia delle zone interne dell'isola
Copagri organizza un seminario a Villagrande Strisaili.
Un seminario per discutere su come debellare la peste suina africana. La malattia è presente in Sardegna da 36 anni e ancora non si è riusciti a sradicarla, anzi il numero delle aziende si è drasticamente ridotto.
Per questo, nell'ambito del progetto pilota affidato dall’assessorato dell’Agricoltura all'agenzia Laore Sardegna, per una campagna di informazione e prevenzione della peste suina africana, Copagri Sardegna ha organizzato per venerdì (10 ottobre a Villagrande Strisaili, all’Hotel Orlando Resort in località “S.Barbara” ore 9:30), un seminario sul tema. Il dibattito, che vuole favorire il rilancio del comparto suinicolo in Sardegna, vedrà la partecipazione degli assessori regionali dell’Agricoltura e della Sanità, autorevoli tecnici dei due assessorati, delle Asl, di Laore Sardegna e di Agris.
Per questo, nell'ambito del progetto pilota affidato dall’assessorato dell’Agricoltura all'agenzia Laore Sardegna, per una campagna di informazione e prevenzione della peste suina africana, Copagri Sardegna ha organizzato per venerdì (10 ottobre a Villagrande Strisaili, all’Hotel Orlando Resort in località “S.Barbara” ore 9:30), un seminario sul tema. Il dibattito, che vuole favorire il rilancio del comparto suinicolo in Sardegna, vedrà la partecipazione degli assessori regionali dell’Agricoltura e della Sanità, autorevoli tecnici dei due assessorati, delle Asl, di Laore Sardegna e di Agris.
Combattere la peste suina africana è compito delle istituzioni che sinora non sono riuscite nell’intento, ma è anche interesse primario degli allevatori che Copagri invita a collaborare. Occorre una strategia comune e condivisa tra tutti gli enti coinvolti: assessorati, Asl, enti locali, allevatori e le loro organizzazioni, sapendo cosa si deve fare, come e chi lo deve fare. «Occorre prendere atto – afferma Ignazio Cirronis, presidente regionale di Copagri – che in questa fase il pascolo brado non può essere esercitato e che tutti i suini devono essere anagrafati. Bisogna favorire con misure adeguate l’emersione degli animali irregolari senza disperdere il patrimonio eccezionale rappresentato dal suino sardo, una delle sei razze suine autoctone riconosciute in Italia, che ha una potenzialità immensa». Secondo Pietro Tandeddu, coordinatore regionale di Copagri Sardegna, «sarà quindi possibile lavorare per ottenere il riconoscimento della DOP “porchetto sardo” da latte che rappresenta la produzione prevalente e tipica degli allevamenti sardi e, un domani, davanti ad un soggetto organizzato, lavorare ad una DOP per le carni di suino sardo come fatto per la razza “cinta senese” in Toscana, il cui lardo, per non citare le produzioni più nobili, ha prezzi di tutto rispetto».
Dal canto la Regione, con il nuovo Psr, favorirà il processo con un premio legato al mantenimento della razza sarda e, come nuova misura, con un rimborso delle maggiori spese sostenute per garantire il benessere degli animali, misura fino ad oggi prevista esclusivamente per gli ovicaprini.
LA MALATTIA.
Come scritto il numero delle aziende è calato, tanto che che il fabbisogno locale di carni suine è soddisfatto solo per il 53%. Nell’Isola rimangono 69 salumifici che ormai lavorano solo carni provenienti dalla penisola e dall’estero. Il valore dei salumi, rilevato sulla base di un consumo di 300.000 quintali, ammonta a 125 milioni di euro senza alcuna ricaduta positiva sugli allevatori sardi.
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