Quarantanni di Panathlon a Ozieri
Tante iniziative mirate alla promozione sportiva del territorio.
Venerdì 24 lo storico Panathlon Club Ozierese, fondato il 25 ottobre del 1974, celebra il suo quarantennale di attività. Nel suo palmares ormai storico, una miriade di iniziative in favore del servizio mirato alla promozione sportiva del territorio, come pure quello di raccogliere indicazioni e meriti a favore di motivati praticanti delle varie discipline sportive inserite nei giochi olimpici.
Non per nulla il Panathlon International, tra i movimenti che fiancheggiano il C.O.N.I., è di gran lunga il più apprezzato per la sua politica di sostegno non solo idealistica.
Non per nulla il Panathlon International, tra i movimenti che fiancheggiano il C.O.N.I., è di gran lunga il più apprezzato per la sua politica di sostegno non solo idealistica.
Lo sport, nella filosofia panathletica, è palestra di vita che punta l’attenzione, non tanto e non solo al raggiungimento dei risultati tecnici, ma anche alla formazione culturale, all’educazione etica e morale, alla crescita umana degli atleti e al loro corretto inserimento nel mondo agonistico.
Un principio secondo il quale i giovani, prima che essere atleti, devono imparare ad essere uomini.
Si parte quindi da principi ideali che a prima vista appaiono scontati, quasi ovvii, di matrice Decoubertiniana. «Lo sport, individuale e collettivo, deve basarsi sull’espressione della libertà, della creatività e della ludicità. Le regole debbono essere compatibili con la dignità della persona, il rispetto dell'altro e la verità del risultato. Genitori, istruttori e dirigenti hanno il dovere di educare la gioventù alla vita. Le società sportive debbono avere come primo obiettivo una finalità etica e solidaristica, riconoscendo alla pratica dello sport, rettamente inteso, la valenza formativa ed educativa che le è propria». Facile? No!
Saggezza chiede, infatti, che l’equilibrio stia nel mezzo. Né santi con aureola, né peccatori incalliti. Si deve trovare il dosaggio ottimale tra sacrificio e risultati. Serenamente, senza strafare. Senza che l’esasperazione abbia il sopravvento, nel bene e nel male, in una direzione o in quella opposta. Facile a dirsi!
Eppure, la formula magica buona per ogni stagione e per ogni età, esiste veramente. Si chiama pratica sportiva. Lo sport, quello dei fatti e non quello illusorio delle parole e delle chiacchiere da bar. Proprio lui, lo sport, il nostro intemerato compagno di idealità, di sviluppo fisico e morale, di chimere. Di illusioni, talvolta.
Lo sport, quello vero, inteso come gratificante attività fisica, come leale confronto, come sano agonismo, come espressione della forza e dell’agilità, non solo corporea, dell’uomo. Come cumulo di valori culturali ed etici. Come strumento di formazione e mantenimento della persona in una società di uomini liberi. Come veicolo di solidarietà tra gli uomini e i popoli.
La nostra organizzazione, il Panathlon, è basata sul volontariato ed ha le idee chiare, al riguardo. Si muove con garbo e con equilibrio in una società dove i conflitti e le contraddizioni non mancano. Mai.
Nella carta del fair play, fatta propria dal nostro movimento, troviamo spunti formidabili, che rispecchiano valori profondi della nostra cultura. Ognuno di essi è un tema che può essere svolto in mille direzioni: rispettare gli avversari come sé stessi; non usare artifizi, né inganni, per ottenere il successo; restare degni nella vittoria, come nella sconfitta.
La carta dei diritti del ragazzo nello Sport è un’altra miniera inesauribile di valori altissimi: diritto di divertirsi e di giocare; diritto di fare dello sport; diritto di non essere un campione; diritto di essere trattato con dignità.
La carta del panathleta non è da meno e sintetizza l’impegno di ogni socio: prodigarsi affinché una sana educazione sportiva venga assicurata alla gioventù della propria città, della propria regione, del proprio Paese; comportarsi da sportivo esemplare nell'assistere ad una competizione; essere un vero ambasciatore dello sport, inteso come elemento di emancipazione dell’uomo e lottare contro tutto ciò che lo degrada. In sintesi estrema: “chi gioca lealmente è sempre vincitore”.
Ho elencato solo alcuni degli spunti ideali che guidano l’attività del movimento panathletico. Cose che, a prima vista, potrebbero sembrare enunciazioni teoriche molto lontane, purtroppo, dalla realtà che ci circonda e che i mezzi d’informazione, ancora più spesso, amplificano ed esasperano. Ma ognuno di noi è figlio del tempo in cui vive.
La società moderna esercita sullo sport troppe pressioni. Tante volte il successo e il denaro ottenebrano l’idealità. Troppa gente forza irresponsabilmente la mano, esaspera a dismisura gli allenamenti ed accorcia senza criterio i tempi, nella ricerca spasmodica del risultato ad ogni costo.
Errori tecnici che portano danni devastanti nel fisico e nella personalità del ragazzo, quasi sempre ignaro e inconsapevole. A quindici anni, schiene di marmo e ginocchia usurate non si contano. L’insuccesso dopo le false aspettative indotte ad arte può essere fonte di delusione, depressione e insanabili turbe della personalità.
Nondimeno, troppo spesso sono proprio i genitori che non vedono l’ora che il loro figlio diventi una sorta di alieno in grado di conquistare, a tappe forzate, fama e ricchezza. Niente di più mostruoso. Non avremo più una fabbrica di uomini veri, ma di animali ammaestrati o di damerini autocompiaciuti.
Quando gli obiettivi più immediati sono solo la vittoria ed il risultato e prendono il sopravvento su quelli più naturali e giusti, quali la crescita armoniosa del corpo e lo sviluppo sereno della personalità, rispettoso dei rapporti umani, si finisce a giocare su un terreno fangoso e privo di lealtà. Tutto si svaluta, il gioco perde i suoi valori alti. La stessa attività motoria, che mirava al mantenimento dell’integrità fisica, può essere al contrario fonte di malanni senza ritorno.
Credere ed operare per tutto questo, è la vera carta d’identità del panathleta.
Il piatto forte della celebrazione del quarantennale è un convegno, previsto per la mattinata di venerdì 24 al Teatro Oriana Fallaci, sull’argomento “Sport: sicurezza stradale e giovani”, a cura della Fondazione ANIA, relatore il Dr. Marco Fusciani, alla presenza del pubblico e di una decina di scolaresche delle superiori. Dopo i saluti delle autorità e degli esponenti del Panathlon, è anche prevista la testimonianza sull’argomento da parte di funzionari delle forze dell’ordine, quali Polizia Stradale, Polizia Locale e Territoriale, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza.
Sulla celebrazione sarà diffuso un DVD che conterrà la storia e la sintesi dell’attività del Club ozierese, riccamente illustrata da testi e fotografie d’epoca.
Raimondo Meledina
IL Presidente del Panathlon Club Ozieri
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