Ridimensionamento fauna selvatica
Quale futuro per l’agro della Nurra di Alghero?
ALGHERO / Gavino Delrio , in qualità di Presidente pro tempore del comitato Zonale Nurra di Santa Maria La Palma, portavoce degli agricoltori residenti nell'agro, chiede alle istituzioni, di adoperarsi quanto prima possibile, affinché venga riaperta la caccia per un periodo di quattro anni consecutivi e non come accade ora per il solo mese di febbraio di ogni anno, per il ridimensionamento urgentissimo di alcune specie di fauna selvatica come cinghiali, daini e cornacchie, che vagano indisturbati dal territorio della Nurra fino a Bosa.
«Tali animali - scrive Delrio, nella lettera indirizzata all'Assessore Regionale alla Agricoltura Elisabetta Falchi, all'On. Luigi Lotto Consiglio Regionale R.A.S., al Al Parco Naturale Regionale di Porto Conte e all'Assessore alle Borgate del Comune di Alghero Natascia Lampis - devono essere ridimensionati, perché distruggono continuamente le varie colture coltivate dagli agricoltori, creando un gravissimo danno socio-economico agli stessi operatori».
La soluzione prospettata dagli agricoltori è stata più volte condivisa dall’On. Luigi Lotto, in assemblee pubbliche di categoria. «E' arrivato il momento - spiega Delrio - che tale programma venga messo subito in atto. Gli agricoltori non sanno più cosa fare, perché non solo vedono svanire i loro sacrifici lavorativi nel nulla, a causa dell'esubero dei cinghiali, daini e cornacchie, ma devono anche evitare di lasciare l'uscio di casa aperto, col pericolo che gli stessi animali entrino dentro le loro case e creino danni anche alle loro famiglie. Gli agricoltori sono pronti a collaborare con le Istituzioni».
«Sorprende - prosegue nella missiva - il comportamento assente e silenzioso delle Associazioni di categoria del territorio loro affiliati, hanno abbandonato gli agricoltori ai loro problemi». «Se le Istituzioni interessate non hanno il coraggio o la volontà di ridurre il numero dei cinghiali, daini e cornacchie, conclude Delrio - i nostri agricoltori saranno impossibilitati a coltivare i loro terreni e creare nuovi posti di lavoro. Tale disagio istituzionale impedisce ai cittadini ed i turisti presenti nel nostro territorio di gustare prodotti alimentari locali, favorendo indirettamente, il consumo di prodotti agricoli d’importazione, che arrivano da tutte le parti del mondo».
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