Legge Regionale del 19 novembre 2014 recante: Norme urgenti in materia di organizzazione della Regione
Processo di riforma che Giunta e Consiglio dichiarano di porre in essere a partire da questo primo tassello normativo.
CAGLIARI / La FUNZIONE PUBBLICA REGIONALE e il COORDINAMENTO REGIONALE del COMPARTO REGIONE della CGIL SARDA rilevano alla luce di una lettura attenta della norma esitata dal Consiglio Regionale lo scorso 19 novembre alcuni elementi di fondo che richiedono un forte cambiamento di rotta della Giunta Regionale e che attengono al metodo ed al merito del provvedimento relativo all'ipotizzato processo di riforma che Giunta e Consiglio dichiarano di porre in essere a partire da questo primo tassello normativo.
«In primo luogo siamo dell’avviso che un processo vero di riforma debba riguardare gli assetti istituzionali, quelli relativi alla organizzazione delle competenze, delle funzioni e della governance del sistema Regione e dei suoi apparati dirigenti, e che questo richieda una quadro organico di riferimento certo e condiviso con i principali attori del processo che sono le lavoratrici e i lavoratori del comparto pubblico regionale che dovranno dare corpo e senso alle Riforme; sotto questo profilo infatti si denuncia l’assenza di un confronto che in accompagnamento al processo legislativo decisionale posto in essere dopo l’approvazione del DDL da parte della Giunta, ha visto il movimento sindacale escluso dal confronto tecnico e politico che si è svolto sul DDL 72.
Nel merito del contenuto della legge non si evince una ratio che tenga conto di un fatto fondamentale cioè quello che- in materia di organizzazione di uffici, servizi e strutture, la Regione ha competenza Statutaria primaria, il che pone il legislatore sardo nella condizione di un potere originario e originale sovraordinato all'impianto legislativo nazionale ordinario.
L’aver ancorato il sistema di valutazione dei dirigenti alla norma Brunetta da un lato ed aver soppresso livelli di direzione ed organizzazione in Enti e Agenzie ancorandoli alla norma Monti sui tagli di spesa, ancorché in linea generale non contestabili, risente tuttavia di una abdicazione ai propri poteri sovrani.
Cosi come applicare in ritardo e pedissequamente i principi della legge Bassanini, circa il potere di autorganizzazione dell’Esecutivo funzionalmente agli obiettivi di governo, e affidando in via esclusiva ai Dirigenti generali la competenza relativa all'istituzione dei Servizi e delle articolazioni organizzative sottordinate senza nessun tipo di negotio sindacale e financo senza nessuna possibilità nemmeno di indirizzo dello stesso Consiglio Regionale rappresenta una logica di accentramento decisionale che mal si concilia con lo spirito e la lettera della Costituzione che all'art.98 prevede che i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.
Nel complesso la legge sostanzialmente delegifica elementi che erano già distorsivi e consociativi quando fu varata la legge regionale 31 nel 1998, ma ha il difetto di eliminarli a scapito di un corretto rapporto che avrebbe dovuto vedere prerogative e competenze in equilibrio e che invece non rispondono alla logica del check and balance a tutela del presupposto di imparzialità, trasparenza e distinzione tra i compiti della direzione politica e quelli della direzione amministrativa, aggravati dalla totale assenza del confronto sindacale preventivo.
Per quest’insieme di ragioni più che parlare di avvio della Riforma della Regione come si è letto nella stampa con dichiarazioni altisonanti, noi preferiamo parlare di norme ordinarie in materia di organizzazione della Regione come più correttamente reca il titolo della Legge.
Per parlare di Riforma, di Governance e di Sistema Regione, attendiamo i prossimi passi della Giunta Regionale che auspichiamo tengono nella giusta attenzione i rilievi politici di merito e di metodo che questa organizzazione sindacale ha messo in evidenza».
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