“Fioritos de tanca”
Presentazione di libri di poesia e detti popolari in lingua sarda.
don Leonardo Iddau |
Martedì 30 dicembre 2014 alle ore 18.00 presso il salone parrocchiale di Villanova Monteleone verranno presentati al pubblico i due volumi di poesie “Fioritos de tanca” detti in rima di don Leonardo Iddau, nato a Villanova Monteleone nel 1928 e da giovane trasferitosi presso i salesiani di don Bosco a Torino.
Alla manifestazione, organizzata dall’Associazione Culturale Interrios in collaborazione con la Soter Editrice e con l’Associazione Culturale Su Palatu, interverranno: Leonardo Meloni, Presidente Associazione Culturale Inreggios; Salvatore Tola, traduttore dei testi dal sardo in italiano; Mons. Antonello Mura, Vescovo della Diocesi di Lanusei; Salvatore Ligios, editore di tutta la produzione poetica di don Leonardo Iddau. Modererà e coordinerà l’incontro Bastianino Monti, segretario dell’Associazione culturale Interrios.
La serata sarà inoltre arricchita dalla proiezione di un minidocumentario di Vincenzo Ligios dal titolo: Don Leonardo Iddau “Flores de ammentu”.
I testi contenuti in due volumi (testi in lingua sarda con traduzione in italiano a fronte, 287 + 264 pagine) di “Fioritos de tanca”, molti dei quali sarcastici, videro la luce nel 1983, quando don Idau si trovava a Cuneo. Ci fanno conoscere la cultura contadina di Villanova Monteleone di allora: luoghi, modi di dire e di fare, usanze e personaggi che non si conoscono più ma che in questo modo vengono tramandati ai giovani, alle nuove generazioni sempre più immerse nel mondo dei social networks.
Nel corso della sua lunga attività di poeta Leonardo Iddau ha composto versi secondo i metri tradizionali, ma ha anche messo a punto una forma particolare di composizione: sono brevi strofette nelle quali, a mezzo tra lo sguardo ironico e il ricordo affettuoso , propone una riflessione a carattere soprattutto morale sull'universo paesano e contadino che ha conosciuto negli anni giovanili. Attraverso questi brevi scorci, che si succedono raccolti in capitoletti, si delinea il ritratto di un mondo ormai travolto per buona parte dal tempo.
Don Franco Lotto, suo superiore a Torino, osserva che col passare del tempo «questa passione per la propria terra e le proprie radici non si è per nulla spenta, anzi è andata sempre affinandosi, assumendo anche una forma letteraria, poetica, espressione di una delicata e positiva nostalgia».
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