ICT Artigianato – La Sardegna non innova e il settore frena: -4,4% rispetto al 2013
Folchetti: «Siamo come un computer modernissimo ma con un modem che va a 28.8». Nel 2014, 878 imprese ovvero il 2,3% del tessuto artigiano: a livello nazionale è la percentuale più grande di imprese artigiane dell’ICT.
Maria Carmela Folchetti |
La luce, che per più di 2 decenni ha illuminato la Silicon Valley del Mediterraneo, si sta spegnendo.
E’ questa, in sintesi, la dura analisi sull’ICT in Sardegna e sulle imprese artigiane legate al comparto dell’elettronica e informatica, che emerge dal rapporto “Indice Confartigianato della propensione ad innovare”, che ha rielaborato i dati di diverse fonti (Unioncamere, Mise, Banca d’Italia, ecc)
L’analisi, che ha preso in esame ben 27 indicatori regionali (che vanno, per esempio, dalla quota imprese high tech al loro export, dal tasso di innovazione tecnologica alla diffusione della banda larga nelle imprese, dai pagamenti on line all’aggiornamento del proprio sito fino all'utilizzo dei social network, oppure l’intensità dell’uso di internet oppure, ancora, la percentuale del PIL regionale relativo alla ricerca e sviluppo) pone la Sardegna al 19esimo posto in Italia, assai lontana dalla Lombardia (prima in classifica). Con un duro contraccolpo anche sulle imprese artigiane dell’ICT che, in 1 solo anno, vedono la loro riduzione del 4,4% rispetto al 2013.
Insomma, un panorama sardo che fino a pochi mesi fa reggeva e che ora, velocemente, arretra mentre cresce a livello nazionale (+0,3%)
«La Sardegna deve ridiventare quel laboratorio di nuove imprese dell’ICT che dovranno interagire con il manifatturiero, l’alimentare, le energie rinnovabili, il turismo, le smart city, i trasporti e l’edilizia – sottolinea Maria Carmela Folchetti, VicePresidente di Confartigianato Imprese Sardegna - anche se adesso siamo come un computer nuovissimo ma che usa un modem vecchio, quello a 28.8 kbs e quindi non riesce a esprimere tutto il suo potenziale».
Su un indice che va da 100 a 1000, quello della Sardegna segna 379, 19esimo posto, prima solo del Molise (330) e lontanissimo dal primo della Lombardia (689 punti).
Dall’analisi, emerge anche come la nostra Isola si piazzi nelle ultime 5 posizioni in 14 settori di 27; in altri 10 galleggia tra la decima e la 15esima posizione; solo 2 volta si ritrova nella “top five”, quella per l’uso di social network e quella per la potenza generata da fonti rinnovabili (4a posizione assoluta per entrambe).
In calo anche le imprese artigiane che operano nel settore; nel terzo trimestre 2014, quelle dell’ICT sono state 878 (il 2,3% del comparto artigiano), in calo del 4,4% rispetto al 2013 (peggior calo tra tutte le regioni). A sorpresa il 2,3% rispetto a tutte le imprese registrate, pone la Sardegna al primo posto in Italia (secondo il Friuli con 2,1 e terze le Marche con 1,7%).
Delle 878 imprese, 106 fabbricano computer e prodotti elettronici (12,1% del settore ICT), 2 commercializzano all’ingrosso apparecchiature ICT (0,2%), 139 producono software (15,8%), 3 sono nelle telecomunicazioni (0,3%), 362 elaborano dati e attività per gestione siti web (41,2%), 266 riparano computer e apparecchiature per le comunicazioni (30,3%).
Tra le vecchie province, 383 imprese artigiane dell’ICT sono presenti a Cagliari (calo del 4,3%), 322 a Sassari (calo del 3%), 125 a Nuoro (calo del 7,4%) e a Oristano (calo del 5,9%).
«Questo settore può e deve rappresentare un volano per lo sviluppo economico, occupazionale e tecnologico – continua Folchetti - per colmare il divario che si è creato tra le varie realtà italiane e del resto del Mondo. Si sta delineando una nuova geografia dello sviluppo economico e la Sardegna non deve rimanere fuori – riprende la VicePresidente – esiste una architettura che mette assieme tre asset fondamentali dell’Italia, la manifattura, l’artigianato e le tecnologie digitali, e la nostra isola deve essere protagonista».
Il digitale, dunque, sembra assurgere a nuova frontiera per il manifatturiero, che potrà trovare impulso non solo dalle stampanti 3D ma anche dalla interazione tra i software, internet, i nuovi dispositivi come smartphone e tablet con la creatività e la capacità manuale della creazione del “pezzo unico”, su misura. Ecco quindi che sarti, calzolai, falegnami e persino coloro che operano nel campo del benessere e della bellezza della persona, possono trovare nel mondo digitale del validi supporti alla propria attività, anche soltanto per promuovere la propria produzione o i servizi sul web (legandolo a percorsi turistici ad esempio) mantenendo un costante contatto con il mondo intero con la clientela già fidelizzata.
La Folchetti, in conclusione lancia un appello: «Abbiamo tutte le caratteristiche e potenzialità per essere nuovamente la Silicon Valley del Mediterraneo: i giovani e gli artigiani stanno facendo l’impossibile per non chiudere. Ora aspettiamo segnali concreti, immediati e tangibili da chi ci governa. Non sostenere questo settore significa essere condannati a una preistoria che i sardi non meritano».
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