Italia. Prove tecniche di dittatura
Disoccupazione e malgoverno. Per fortuna, non c’è ancora l’aspirante dittatore.
Antonio Budruni |
Nei giorni scorsi, uno dei decani del giornalismo italiano, Piero Ottone, pubblicava un articolo sul “Venerdì di Repubblica” con un titolo inquietante: “La nostra fortuna è che per ora manca un dittatore”. Argomentando, con un evidente distacco, che in Italia ci sarebbero tutte le condizioni sociali e politiche per l’avvento di una nuova dittatura, a cominciare da due, decisive: la disoccupazione e il malgoverno, ma, per fortuna, non c’è ancora l’aspirante dittatore.
In particolare, scriveva: “la disoccupazione raggiunge livelli allarmanti; quanto al malgoverno, le scene ricorrenti in Parlamento, gli insulti, le risse attestano l’inefficienza della nostra democrazia”. Tuttavia, concludeva l’anziano giornalista, al momento non c’è il rischio di una dittatura perché manca il dittatore: una figura capace di assume la leadership del malcontento popolare e di portare l’Italia verso un regime reazionario.
Piero Ottone, attento osservatore della società italiana, non immaginava, sicuramente, che da lì a poche settimane, tutti gli organi d’informazione avrebbero bombardato l’opinione pubblica con le notizie su “Mafia Capitale” e, cioè, con le informazioni sulla corruzione e sul controllo politico nella capitale d’Italia di un nuovo tipo di mafia, quella costituita da estremisti di destra, ex carcerati, bombaroli e fascisti, con agganci anche nel mondo delle cooperative rosse ed esponenti di primo piano del Pd romano. Costoro, guarda caso, si arricchivano grazie agli appalti pubblici e, in modo particolare, con quelli indirizzati al sostegno agli immigrati e ai Rom.
Da un lato, come molti ricorderanno, l’estrema destra capitolina organizzava le proteste di piazza contro gli immigrati e contro i nomadi per cercare di far saltare la giunta Marino – che, effettivamente, fu sul punto di cadere, qualche settimana fa, quando la maggioranza del gruppo dirigente del Pd chiese al proprio sindaco di “cambiare verso” nella gestione dell’amministrazione comunale – ; dall'altro lato lucrava sugli appalti e sulla spendita di soldi pubblici per gli immigrati e i nomadi. Fa parte della storia, ormai, la registrazione della telefonata di Buzzi, ex detenuto per omicidio e poi diventato potente capo delle cooperative laziali aderenti alla Lega Coop assai vicina al Pd, nella quale dichiara che si fanno più soldi con le imprese sociali che con lo spaccio di droga.
Qualche giorno prima delle festività natalizie, le stesse fonti di informazione hanno annunciato, con grande rilievo, l’esistenza di un gruppo di estrema destra denominato “Avanguardia Ordinovista” che si apprestava a compiere attentati in varie parti d’Italia. Il gruppo, “richiamandosi agli ideali del disciolto movimento politico neofascista Ordine Nuovo e ponendosi in continuità con l’eversione nera degli anni ’70, progettava azioni violente nei confronti di obiettivi istituzionali, al fine di sovvertire l’ordine democratico dello Stato”. Intendevano “colpire la popolazione”, “incutere terrore” tra la gente. Nelle intercettazioni disposte dagli inquirenti emerge con chiarezza la finalità della loro azione, che deve “essere simultanea e potrebbe colpire le città di Roma, Milano e Firenze per creare una punta di terrore”.
Bisognava colpire la gente in metropolitana, in modo da uccidere e ferire per poi spingere la cittadinanza a chiedere ordine e sicurezza. La stessa strategia del terrore già inaugurata negli anni ’70.
Il leader, per ora “in pectore” di una strategia che miri all’instaurazione di un regime dittatoriale in Italia, ci sarebbe: Matteo Salvini. Uomo profondamente xenofobo, reazionario, populista. Un uomo politico – segretario della Lega Nord ed europarlamentare alleato del partito di destra francese Fronte Nazionale, di Le Paine, negli ultimi sondaggi ha sorpassato Forza Italia e Berlusconi.
Di fronte a tutto questo, di fronte alla concreta possibilità di una saldatura forte delle diverse destre italiane intorno ad un progetto politico reazionario incarnato da Matteo Salvini la sinistra sembra fare spallucce. Ignara della storia patria e di quella mondiale o, forse, troppo intenta alla gestione di un insperato potere, per rendersi conto di ciò che ribolle nella pancia di un Paese sempre più disperato.
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