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XXVIII^ Marcia della Pace “Per i Cristiani Pace”
«Un atto di giustizia e di civiltà, di fronte al silenzio che contraddistingue l’Occidente dinanzi alle persecuzione per chi si dichiara cristiano in tanti stati. Con la marcia chiediamo la pace nelle zone di conflitto».
La XXVIII Marcia della Pace, promossa dalla diocesi di Ales-Terralba, quest’anno, su proposta di tanti del mondo ecclesiale e civile, acquista una dimensione regionale. Promotori della Marcia della Pace sono con la diocesi di Ales-Terralba e Oristano, la Caritas regionale, l’Ufficio Regionale della Pastorale Sociale e del Lavoro, il Centro di Servizio per il Volontariato Sardegna Solidale, la Provincia e il Comune di Oristano.
L’iniziativa è stata presentata ieri mattina, durante una conferenza stampa organizzata dal Comitato Promotore. Il tema scelto, “Per i Cristiani Pace”, vuole compiere - a detta degli organizzatori - «un atto di giustizia e di civiltà, di fronte al silenzio che contraddistingue l’Occidente dinanzi alle persecuzione per chi si dichiara cristiano in tanti stati. “Con la marcia chiediamo la pace nelle zone di conflitto» - ha detto in fase di presentazione dell’evento don Angelo Pittau, presidente del Comitato organizzatore.
Il tema è ecclesiale ma anche di cittadinanza. «La persecuzione per i cristiani è forte oggi e il colpevole silenzio dell’Occidente deve essere rotto anche attraverso la marcia silenziosa nella città di Oristano. In Turchia – ha proseguito ancora don Pittau - il Papa ha ribadito il diritto di ciascuno a professare la propria fede. I temi della fraternità e dell'interculturalità, della pace e del progresso per tutto il mondo, stanno alla base della marcia, nata nel 1987».
Da allora ogni anno al tema è stato abbinato un ospite di prestigio. Da don Riboldi, vescovo di Acerra a monsignor Diliegro, direttore della Caritas di Roma, da monsignor Bettazzi, vescovo di Ivrea a don Luigi Ciotti, di Libera, presente lo scorso anno alla marcia che ha percorso le vie di Terralba, a poche settimane dalla tragica alluvione.
Ospite di quest’anno è Padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. «Un uomo - ha aggiunto ancora don Pittau – che con il suo impegno è stato capace di ridare speranza ai cristiani di Betlemme, anche quando il convento fu circondato: la sua fermezza e il suo impegno come costruttore di dialogo tra le religioni hanno dato fiducia ai cristiani».
Secondo il sindaco di Oristano, Guido Tendas, «la Marcia della Pace rende onore ad una città, che ha nelle sue ‘corde’ i valori della pace, così come è luogo nel quale il volontariato trova ospitalità. Di recente si è infatti instaurato un rapporto con il Centro di Servizio per il Volontariato Sardegna Solidale che sta dando buoni frutti».
La Marcia interessa anche la Provincia ed il suo presidente, Massimiliano De Seneen, ha ribadito come il tema scelto sia di grande importanza: «I valori del cristianesimo sono di tutti - ha affermato il presidente – e i cristiani in sofferenza testimoniano fino in fondo la loro fede. Per questo occorre che ci sia il massimo impegno in difesa della libertà dei cristiani».
La Marcia si svolgerà sabato 20 dicembre 2014 a partire dalle 15.
Alla Marcia parteciperanno anche numerosi volontari di diverse Associazioni, provenienti da tutta l’Isola, oltre ai circa 600 studenti che la mattina, a partire dalle ore 9,00, saranno impegnati sempre ad Oristano presso l’Istituto “L. Mossa” nella manifestazione “Cambia Musica: Scegli di essere un Volontario!”, promossa dal CSV Sardegna Solidale nell’ambito del Progetto “Scuola & Volontariato” e all’interno dell’intesa siglata con l’Ufficio Scolastico Regionale.
«Avremmo voluto accogliere ancora più giovani – ha detto Giampiero Farru, presidente del Centro di Servizio per il Volontariato Sardegna Solidale – ma gli spazi potranno contenere al massimo 600 studenti, con i quali faremo formazione alla solidarietà e alla legalità. Le associazioni, presenti come ogni anno, sono la testimonianza dell’impegno verso i temi della solidarietà, capace di generare pace». Lo stesso Farru ha fatto poi un appello affinché nei comuni sardi si intitoli una via fittizia per i senza fissa dimora, come già accade in alcuni centri.
Monsignor Ignazio Sanna, Arcivescovo di Oristano, ha evidenziato la necessità che alla Marcia segua un’azione concreta. «Abbiamo deciso – ha detto il presule - di promuovere la campagna gemellaggio “Adottiamo profughi iracheni perseguitati”, un gesto concreto a favore degli iracheni esuli. Sarà possibile sostenere queste famiglie che hanno perso tutto con un gemellaggio attraverso le parrocchie che prevede 140 euro mensili oppure di 840 euro in sei mesi come contributo concreto. Le statistiche raccontano come ogni 5 secondi venga ucciso un cristiano. Alla Marcia, che ci auguriamo sia partecipata, vogliamo così unire un gesto concreto».
Per sabato prossimo sono previsti tra i 4 e i 5mila partecipanti in arrivo da tutta l’Isola, con centinaia di associazioni del mondo del volontariato e decine di sindaci. Il corteo partirà dalla piazza della chiesa di San Giovanni Evangelista alle 15, per poi attraversare la zona dell’ospedale San Martino, percorrere la via Diaz per arrivare nei pressi del Duomo intorno alle 16 circa, dove sono previsti gli interventi di saluto delle autorità civili, dell’Arcivescovo di Oristano, mons. Sanna e di mons. Dettori, oltre a Giampiero Farru e don Angelo Pittau. A padre Pierbattista Pizzaballa sarà invece affidata la riflessione centrale.
Pierbattista Pizzaballa (Cologno al Serio, 21 aprile 1965) è un presbitero, teologo e biblista italiano dell'Ordine dei Frati Minori, attuale Custode di Terra Santa.
Dopo aver terminato gli studi superiori nel 1984, è entrato nel noviziato della Verna (Arezzo), dove nel 1990 ha ricevuto l'ordinazione presbiterale. Successivamente, ha conseguito il baccalaureato in teologia presso lo Studio Teologico "Sant'Antonio" di Bologna, affiliato alla Pontificia Università Antonianum di Roma, nel 1990. Da allora appartiene alla Provincia francescana dell'Emilia-Romagna.
Successivamente si trasferisce a Gerusalemme e si iscrive allo Studium Biblicum Franciscanum, conseguendo nel 1993 la licenza in teologia con specializzazione biblica.[1] Nel 1995, ha curato la pubblicazione del messale romano in lingua ebraica ed ha tradotto vari testi liturgici in ebraico per le comunità cattoliche in Israele.[1]
Ha ricoperto il ruolo di assistente generale dell'Ausiliare del Patriarca Latino di Gerusalemme per la cura pastorale dei cattolici di espressione ebraica in Israele e di vicario parrocchiale per la comunità cattolica di lingua ebraica a Gerusalemme. Tra il 2001 e il 2004 è superiore del Convento dei Santi Simeone e Anna a Gerusalemme.[1]
A servizio effettivo della Custodia di Terra Santa dal 1999, nel 2004 è nominato Custode di Terra Santa[2], succedendo a Frate Giovanni Battistelli.[1] Per via di tale incarico ha la responsabilità per quanto attiene il rispetto dello statu quo[3]; nella complicata mediazione tra lo stato d'Israele e le autorità palestinesi[4], ha dichiarato di essere disponibile al dialogo con tutte le forze presenti nel territorio, per garantire la presenza della comunità cristiana in Terra Santa[5], che sente in pericolo[6].
Nel maggio 2010 e nel giugno 2013 è stato riconfermato nell'incarico per tre anni.[1]
Opere
• La presenza francescana in Terra santa, Franciscan Printing Press, 2005, ISBN 978-88-6-24000-91.
• Terra Santa, con intervista di Giorgio Acquaviva, Editrice La Scuola, Brescia, 2008, pp. 122, ISBN 978-88-35023-142.
Il Custode di Terra Santa - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa, Piergiorgio Pescali, ADD Editore, Torino, 2014, pp.158, ISBN 978-88-67830756.
Pierbattista Pizzaballa (Cologno al Serio, 21 aprile 1965) è un presbitero, teologo e biblista italiano dell'Ordine dei Frati Minori, attuale Custode di Terra Santa.
Dopo aver terminato gli studi superiori nel 1984, è entrato nel noviziato della Verna (Arezzo), dove nel 1990 ha ricevuto l'ordinazione presbiterale. Successivamente, ha conseguito il baccalaureato in teologia presso lo Studio Teologico "Sant'Antonio" di Bologna, affiliato alla Pontificia Università Antonianum di Roma, nel 1990. Da allora appartiene alla Provincia francescana dell'Emilia-Romagna.
Successivamente si trasferisce a Gerusalemme e si iscrive allo Studium Biblicum Franciscanum, conseguendo nel 1993 la licenza in teologia con specializzazione biblica.[1] Nel 1995, ha curato la pubblicazione del messale romano in lingua ebraica ed ha tradotto vari testi liturgici in ebraico per le comunità cattoliche in Israele.[1]
Ha ricoperto il ruolo di assistente generale dell'Ausiliare del Patriarca Latino di Gerusalemme per la cura pastorale dei cattolici di espressione ebraica in Israele e di vicario parrocchiale per la comunità cattolica di lingua ebraica a Gerusalemme. Tra il 2001 e il 2004 è superiore del Convento dei Santi Simeone e Anna a Gerusalemme.[1]
A servizio effettivo della Custodia di Terra Santa dal 1999, nel 2004 è nominato Custode di Terra Santa[2], succedendo a Frate Giovanni Battistelli.[1] Per via di tale incarico ha la responsabilità per quanto attiene il rispetto dello statu quo[3]; nella complicata mediazione tra lo stato d'Israele e le autorità palestinesi[4], ha dichiarato di essere disponibile al dialogo con tutte le forze presenti nel territorio, per garantire la presenza della comunità cristiana in Terra Santa[5], che sente in pericolo[6].
Nel maggio 2010 e nel giugno 2013 è stato riconfermato nell'incarico per tre anni.[1]
Opere
• La presenza francescana in Terra santa, Franciscan Printing Press, 2005, ISBN 978-88-6-24000-91.
• Terra Santa, con intervista di Giorgio Acquaviva, Editrice La Scuola, Brescia, 2008, pp. 122, ISBN 978-88-35023-142.
Il Custode di Terra Santa - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa, Piergiorgio Pescali, ADD Editore, Torino, 2014, pp.158, ISBN 978-88-67830756.
APPELLO
Papa Francesco, ritornando dalla Terra Santa, ai giornalisti increduli ha affermato «siamo dinanzi alla terza guerra mondiale».
Una guerra subdola, strisciante che improvvisamente esplode nelle varie parti del mondo devastando, uccidendo, facendo stragi di bambini, di donne, di innocenti: Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, Gaza, Nigeria, Centro Africa, Somalia, Sudan, Niger, Ucraina. Senza contare le decine e decine di altre guerre dimenticate che all'interno delle nazioni soffocano lo sviluppo, creano ingiustizie, fanno vittime innocenti, tolgono il futuro alle giovani generazioni.
Portiamo avanti da ventotto anni la difficile missione di gridare Pace per il mondo in questa terra di Sardegna devastata dall'ingiustizia del non lavoro, del non sviluppo, della non speranza.
La nostra situazione non ci toglie e non ci deve togliere la nostra naturale vocazione ad essere terra di pace e operatori di pace che aprono il cuore al mondo, cuori feriti per le ferite del mondo.
Per questo anche quest’anno chiediamo a tutti i sardi di gridare assieme il no alla guerra, all’ingiustizia, di gridare Pace in un anelito universale. Ci siamo sentiti quest’anno particolarmente affranti per quanto sta avvenendo contro i Cristiani nel mondo. I Cristiani sono privi in troppe nazioni di libertà. Libertà di professare apertamente la loro fede; sono condotti in processi ingiusti, imprigionati, condannati a morte. In altri paesi vengono confiscati i loro beni, respinti nel deserto, venduti come schiavi, seviziati, decapitati, crocefissi. I luoghi santi, le antiche comunità culla del cristianesimo sono disperse, le loro chiese profanate e distrutte.
Noi che abbiamo gridato pace contro tutte le guerre in un anelito di giustizia, di fraternità universale oggi chiediamo che tutta la Sardegna, tutti i Sardi di ogni confessione, di ogni ideologia o fede, di ogni militanza politica o sindacale, di ogni cultura si uniscano a noi per gridare
Per i Cristiani Pace
Gridiamo PACE per tutti gli uomini, per ogni famiglia, per ogni comunità, per ogni popolo.
La XXVIII Marcia della Pace “Per i Cristiani Pace” sarà ad Oristano sabato 20 dicembre alle ore 15,00.
Ci uniamo anche alla 48° Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2015 “Non più schiavi, ma fratelli”.
La schiavitù con i suoi molteplici aspetti è fortemente presente nel mondo attuale che crea discriminazione, diseguaglianza e non rispetta l’inviolabile dignità della persona umana.
Apparteniamo a una sola famiglia umana, tutti siamo fratelli con pari dignità.
È la fratellanza che crea giustizia, libertà e pace.
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