Un archivio salvato: il lavoro dei detenuti al Parco di Porto Conte
Un ciclo di Tre Soldi dedicato ad un progetto di recupero delle carte dell’ex colonia penale di Tramariglio.
Se tra i corporali travagli quel della galera sia il più opportuno castigo a riformare il cuore de' colpevoli, non ispetta a me giudicare. Niccolò Tommaseo.
Questa è una storia di un carcere. Di un carcere e di un lavoro. Di un carcere, di un lavoro e di tante pagine. Una storia che dal carcere di oggi parla del carcere di ieri. E ieri è quasi sessant’anni fa.
Questa è una storia di un carcere. Di un carcere e di un lavoro. Di un carcere, di un lavoro e di tante pagine. Una storia che dal carcere di oggi parla del carcere di ieri. E ieri è quasi sessant’anni fa.
Nel carcere di San Sebastiano, a Sassari, sei detenuti e un professore hanno recuperato l’archivio dell'ex colonia penale di Tramariglio, piccolo borgo non lontano da Alghero, attiva dal 1940 al 1962 e oggi sede del Parco Naturale Regionale di Porto Conte. San Sebastiano è una delle tante vergogne del sistema penitenziario italiano ed è stato abbandonato definitivamente solo due anni fa.
L’archivio marciva in uno scantinato umido.
Per non parlare dei ratti, delle pulci, dei calcinacci. 100 metri lineari di carte, fascicoli, registri, c’è la galleria delle vite e delle storie recuperate grazie al lavoro di sei detenuti. Storie e vite salvate dal macero dell’incuria.
Il progetto pilota (marzo 2012/settembre 2014) è frutto di un protocollo d’intesa tra Parco di Porto Conte, Archivio di Stato e Casa Circondariale di Sassari. I detenuti, nel ruolo degli archivisti hanno letto, schedato e riordinato i 1400 registri, 5000 fascicoli e le oltre 10000 carte sciolte della vecchia colonia.
Storie, apparentemente lontane, emergevano, si delineavano e confluivano nella quotidianità di chi vive il carcere o lo ha vissuto in prima persona, e ne subisce i tempi, le difficoltà, i problemi e le dinamiche. La mancanza d’aria, il tempo fermo passato su una branda.
Dalle celle del carcere di Sassari, il lavoro dell'archivio si è spostato alla sede del Parco di Porto Conte, a un passo dalle insenature di Capo Caccia, una dei tratti costieri più belli del Mediterraneo. Un'esperienza e un racconto possibili grazie all'applicazione dell'articolo 21 dell'Ordinamento Penitenziario che prevede il lavoro esterno alle strutture carcerarie come forma di rieducazione e reinserimento dei detenuti.
Oggi, l'archivio dell'ex colonia penale di Tramariglio è stato restituito alla comunità e, conservato nella sede del Parco, costituisce la pietra di fondazione per un museo della memoria carceraria ospitato in quelle stanze che un tempo erano celle di punizione. A tutti noi sono stati restituiti individui cui la possibilità di un lavoro, per giunta culturale, ha già dato un futuro diverso. L'audiodocumentario andrà in onda da lunedì 16 a venerdì 20 febbraio, tutti i giorni alle 19.45, dopo la trasmissione Hollywood Party e prima di Radio3 Suite. L'intero ciclo sarà inoltre scaricabile, dopo la messa in onda, dal sito di Tre Soldi (www.3soldi.rai.it) attraverso il servizio di podcasting.
Sito WEB: www.3soldi.rai.it
Pagina facebook: https://www.facebook.com/events/849484041761862/?pnref=story
I fantasmi dell’archivio dell’ex colonia penale di Tramariglio.
L’audiodocumentario proposto da Tre Soldi - realizzato da Daria Corrias in collaborazione con Stefano A. Tedde - narra dell’esperienza fatta da sei detenuti della Casa Circondariale di Sassari impegnati in un progetto di riordino archivistico e riscoperta della memoria di una dismessa colonia penale che sorgeva a Tramariglio, località non lontana da Alghero, in un remoto angolo della Sardegna nord occidentale. In questo penitenziario, attivo dal 1940 al 1962, sono stati ospitati circa 4800 detenuti in 22 anni di attività, sono stati bonificati e messi a coltura centinaia di ettari, oggi completamente ricadenti nell’area del Parco Naturale Regionale di Porto Conte. A prima vista la denominazione “colonia penale agricola” sembra richiamare alla mente un luogo ameno, di virgiliana memoria, ove i detenuti potessero ritrovare nei lavori agricoli la perduta armonia interiore a seguito dei reati commessi. La realtà è ben diversa. La permanenza in tali strutture aveva le sue ferree leggi, a cui erano soggetti carcerati e guardie, che portavano alla perdita dell’individualità. Il numero di matricola che identificava il condannato appena entrato in colonia al posto del nome e cognome ne è un esempio lampante.
Il progetto: “liberare” le carte.
Il progetto, sviluppatosi dal marzo 2012 al settembre 2014 è frutto di un protocollo d’intesa tra Parco di Porto Conte, Archivio di Stato, Casa Circondariale di Sassari, ha visto i sei detenuti impegnati nell’insolita attività di archivisti, assunti attraverso cooperative sociali del territorio. A breve, grazie ad un finanziamento della Regione Sardegna al Parco di Porto Conte, sarà possibile concludere il lavoro di archiviazione e digitalizzazione, sempre con il coinvolgimento dei detenuti in articolo 21. Ad un primo ciclo di lezioni teoriche si sono succedute le ricerche nei tetri sotterranei del carcere delle carte pertinenti alla colonia di Tramariglio, documenti caoticamente custoditi in scaffali che contenevano anche documentazione di altri istituti di pena. Dopo la chiusura della colonia penale le carte vennero trasportare prima ad Alghero e in seguito a Sassari, nel carcere detto san Sebastiano, di recente chiusura. Dimenticate negli umidi scantinati hanno ripreso vita grazie a questo progetto raccontato da Tre Soldi. Leggere i vecchi fascicoli, schedare e riordinare 1400 registri ed oltre 5000 fascicoli della vecchia colonia ha rappresentato per i detenuti un’esperienza singolare: apprendere notizie relative alla vita e al regime carcerario d’altri tempi li ha coinvolti intimamente, poiché quelle storie - apparentemente lontane - emergevano, si delineavano e confluivano nella quotidianità prossima a chi il carcere lo vive in continuazione, ne percepisce a sue spese tempi, difficoltà, problemi e dinamiche. Il sincretismo tra passato e presente determina la molla che fa scattare la curiosità, la voglia di conoscere, di sapere, il desiderio di poter illustrare ad altri quanto a poco a poco si stava apprendendo.
L’uscita in articolo 21: ti sbatto in archivio!
In seguito, con l’attivazione dell’articolo 21 (la possibilità di svolgere lavoro all’esterno per chi è recluso) i ragazzi sono potuti uscire per la prima volta dalla casa circondariale, per dirigersi nei locali del Parco, a quasi 50 km di distanza dal carcere sassarese. La maggior parte di loro non vedeva il mare da oltre 5 anni, non respirava più l'aria fresca, non sentiva più il maestrale graffiare il viso, e c’era persino chi si era dimenticato il colore delle colline. Un “tornado” di emozioni ha dato inizio alla fase forse più accattivante, pur con la certezza di dover rientrare ogni giorno tra le mura del penitenziario. Al parco i detenuti hanno cominciato la digitalizzazione delle carte e la trascrizione sintetica di alcuni documenti, scelti fra tanti, che potessero illustrare vicende e aneddoti del carcere. Nel frattempo tre di loro hanno “chiuso il conto” con la giustizia, ottenendo chi la liberazione chi l’affidamento, ma hanno chiesto ed ottenuto di poter continuare a svolgere il lavoro archivistico e di digitalizzazione.
Un museo, un libro, cento storie.
Si sono impostati i pilastri per un museo della memoria carceraria, che si sviluppa oggi nei locali che un tempo ospitavano le celle di punizione. L’esposizione si articola su più livelli: sia a carattere testuale, con pannelli luminosi che sintetizzano i vari argomenti trattati, sia con le teche che racchiudono alcuni documenti originali e testimonianze della cultura materiale (manufatti dei detenuti, attrezzi da lavoro, strumenti per la pesca, utensili, manette, schiavettoni o ferri da campagna), sia con le testimonianze orali di chi lavorò nella colonia, proiettate nelle celle attraverso i video. Ci sono anche i canti dei detenuti, carichi di dolore e rassegnazione, che rappresentano un’espressione della cultura immateriale comune ai reclusi in diverse parti d’Italia. Attraverso i pad touch screen si possono leggere i giornali d’epoca, che narrano delle vicende legate alle evasioni, ai ritrovamenti, ai fatti di sangue capitati nella casa di lavoro all’aperto. L’esposizione è inoltre corredata di un importante strumento di consultazione: un catalogo di oltre 400 pagine, dal titolo La colonia penale di Tramariglio. Memorie di vita carceraria di Stefano A. Tedde, Angelo Ammirati e Vittorio Gazale insieme ai 6 detenuti in articolo 21 Davide Aristarco, Simone Silanos, Lorenzo Spano, Daniele Uras, Giuliano Usala e Roberto Varone (Carlo Delfino Editore, 2014), realizzato dai curatori della mostra con i contributi dei detenuti che hanno regestato la documentazione. Il volume raccoglie i documenti esposti e illustra la vita quotidiana dei condannati con foto, lettere, filmati. Attualmente sia il museo che e l’archivio (questo ancora in fase di riordino) sono fruibili presso la sede del Parco Naturale di porto Conte, un tempo diramazione centrale della colonia penale di Tramariglio.
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