La sconfitta di Renzi
«Eroe della rottamazione italiana e “spaccone” della Leopolda, frana rumorosamente ad appena un anno dalla conquista del Governo».
Antonio Budruni |
«Spulciando dalla rassegna stampa online del 1° giugno. F. Martini, La Stampa: Pd: il ritorno alla normalità dopo il boom europeo; A. Polito, Corriere della Sera: “De Luca ha salvato Renzi dalla disfatta. I candidati più vicini al premier sono andati molto male”; A. Rizzo, Corriere della Sera: “Il Pd punito ma non in Campania”; A. Gentili, Il Messaggero: “Regionali, Renzi fa i conti con la prima battuta d'arresto. Il Pd verso la resa dei conti”; S. Folli, La Repubblica: “Pd, così le roccaforti diventano forche caudine. In Liguria la più grave battuta d’arresto politica per Matteo Renzi. Ma anche in altre Regione la magia del rottamatore sembra appannata”.
Il “fenomeno” Renzi, eroe della rottamazione italiana e “spaccone” della Leopolda, frana rumorosamente ad appena un anno dalla conquista del Governo.
Il risultato delle Regionali è stato, per il renzismo, devastante: dal 41% conquistato un anno fa alle europee, al 23% di oggi alle regionali.
Nonostante le cosiddette “riforme” annunciate con la grancassa di tutta (o quasi) l’informazione italiana, continua a crescere l’astensionismo che, per ogni leader che si dica democratico, dovrebbe rappresentare la più urgente preoccupazione per l’evidente disinteresse di quasi la metà del “popolo sovrano” verso il voto e verso la politica. Non rendersi conto che si tratta di una sofferenza, di una rabbia sorda e impotente che esclude dalla partecipazione democratica la metà degli italiani è, non solo irresponsabile, ma segnale inquietante di una politica, quella dell’attuale Pd, che pensa di poter fare a meno del consenso per governare. La stessa legge elettorale, approvata nelle scorse settimane, il cosiddetto “Italicum”, è una dimostrazione palpabile di questa orrida concezione della politica. Il popolo, secondo questa visione, è incapace di comprendere quali siano i propri interessi e, quindi, deve essere il “capo” illuminato a sostituire, con la propria, la volontà popolare.
Così, il “rottamatore” può tranquillamente infischiarsene dell’astensionismo crescente e trarre dal voto – che lo penalizza al di là di ogni ragionevole dubbio – la convinzione che bisogna andare avanti, con ancora maggiore determinazione, con “le riforme che cambieranno l’Italia”.
Senza neanche fermarsi a pensare che, forse, i milioni di voti persi in questa tornata elettorale rappresentano soprattutto la chiara risposta dei cittadini (insieme all’astensionismo) alle riforme sbagliate, dannose e antipopolari del suo governo.
Affermazione suffragata da elementi molto reali e concreti. Centinaia di migliaia di insegnanti non hanno votato Pd il 31 di maggio, proprio per far capire a Renzi che la sua “buona scuola” è semplicemente disastrosa e che se andrà avanti come un bulldozer utilizzando la maggioranza di centro-destra-sinistra di “yes man” che tiene in pugno, le conseguenze per il Pd saranno ancora più devastanti.
Un anno di faccia feroce, di bullismo politico, di arroganza e di prepotenza è stato sonoramente sconfitto dal popolo sovrano, nonostante la vittoria del Pd in 5 regioni su 7.
Il renzismo, con la sua politica di destra e antipopolare, sta portando il Partito democratico al disastro. Milioni di persone gli hanno voltato le spalle e molte altre lo faranno prossimamente.
Milioni di elettori di centrosinistra non voteranno più Pd fino a quando Renzi sarà segretario del partito e capo del governo.
Non averlo capito e continuare a far finta di nulla non solo è drammatico per la società italiana e per le sue componenti più deboli e indifese, ma spinge la rabbia, la frustrazione, la disillusione di molti a trovare punti di riferimento politici pericolosi per la tenuta democratica del Paese.
L’impennata elettorale della Lega di Salvini che, come tutte le destre estreme, si presenta agli elettori con la faccia del razzismo, della xenofobia e dell’ignoranza, è la prova che molti elettori del centro-destra che fino a ieri avevano il loro “duce” in Berlusconi, ora ne hanno scelto un altro, che non si maschera, che non annacqua la sua vera natura politica. E milioni di cittadini disperati – anche e soprattutto tra quelli che votavano a sinistra – seguono il pifferaio magico.
In conclusione, il disastroso Renzi sta portando il Pd e l’intera coalizione di centro-sinistra-destra – quel coacervo di inconsistenza politica che egli pomposamente ha definito “partito della nazione” – a sbattere contro la maggioranza degli italiani.
Un politico democratico, serio e responsabile rassegnerebbe immediatamente le dimissioni da segretario del partito e da capo del Governo.
Ma Renzi, che è troppo presuntuoso e pieno di sé per essere anche democratico, serio e responsabile, non si dimetterà e reagirà attribuendo ad altri questa sonora sconfitta che è, invece, tutta sua.
Torno a ripetere, parafrasando Ettore Petrolini, che io non ce l’ho con Renzi, ma con quelli del Pd che continuano a sostenerlo, nonostante tutto. Prima che sia troppo tardi: per il Pd, per la sinistra e per la democrazia italiana».
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