Lettera da A* su una concessione e l'interesse pubblico
"In primo luogo l’interesse pubblico: è interesse di noi imprenditori."
Sono un imprenditore che ha a cuore i suoi affari (come è giusto), ma anche l’interesse della città. Come famiglia siamo stati sovente impegnati nell'attività amministrativa della città per contribuire al bene pubblico.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Ricevo da un’amica questa bella lettera di un imprenditore di A*. So che anche il Presidente della Commissione Demanio e Opere pubbliche del Comune ne ha scritta una, che mi verrà inoltrata nei prossimi giorni.
In primo luogo l’interesse pubblico: è interesse di noi imprenditori.
In primo luogo l’interesse pubblico: è interesse di noi imprenditori.
Sono un imprenditore che ha a cuore i suoi affari (come è giusto), ma anche l’interesse della città. Come famiglia siamo stati sovente impegnati nell'attività amministrativa della città per contribuire al bene pubblico.
Servizio mensa, la lettera dal Comune di A*
Una bella lettera che un mio amico, genitore di due bambine, ha ricevuto dal Comune di A*.
come avrà visto per il corrente anno scolastico abbiamo confermato le tariffe dello scorso anno per la mensa scolastica.
Lei capirà che - in tempi durissimi per tutti - era nostro dovere non aumentare le tariffe, anche se le difficoltà economiche e finanziarie degli Enti locali sono terribili.
Abbiamo dovute aumentarle lo scorso anno, anche se lei saprà che abbiamo cercato di contenere l'aumento rispetto a quanto previsto dalla precedente amministrazione (in realtà un Commissario).
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Vorrei portare a conoscenza una bella lettera che un mio amico, genitore di due bambine, ha ricevuto dal Comune di A*.
Caro Signor ***,
Caro Signor ***,
come avrà visto per il corrente anno scolastico abbiamo confermato le tariffe dello scorso anno per la mensa scolastica.
Lei capirà che - in tempi durissimi per tutti - era nostro dovere non aumentare le tariffe, anche se le difficoltà economiche e finanziarie degli Enti locali sono terribili.
Abbiamo dovute aumentarle lo scorso anno, anche se lei saprà che abbiamo cercato di contenere l'aumento rispetto a quanto previsto dalla precedente amministrazione (in realtà un Commissario).
Il culatello è di destra. La nutella è di sinistra
Sulla stupidità ad esempio siamo certi della validità delle ferree leggi di Cipolla.
Arnaldo Cecchini |
Cos’è la destra, cos’è la sinistra?
Potrebbe sembrare stucchevole e un po’ retrò parlare ancora di destra e sinistra, dopo oltre duecento anni dal giuramento della Pallacorda.
E infatti uno dei movimenti più forti del panorama politico italiano rifiuta di definirsi a partire da questa classificazione e così fanno in molti paesi i movimenti ecologisti.
Io sono retrò.
Potrebbe sembrare stucchevole e un po’ retrò parlare ancora di destra e sinistra, dopo oltre duecento anni dal giuramento della Pallacorda.
E infatti uno dei movimenti più forti del panorama politico italiano rifiuta di definirsi a partire da questa classificazione e così fanno in molti paesi i movimenti ecologisti.
Io sono retrò.
Troppo tardi per smettere
Sul cosiddetto Palazzo dei Congressi di Abbiategrasso.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Non è mai troppo tardi.
Non è mai troppo tardi per decidere di abbandonare un progetto, anche se quando lo si è pensato e avviato era, appariva o poteva apparire giusto, utile, importante, realizzabile.
La Corte dei Conti è fatta di persone ragionevole e competenti: se si scopre che mantenere in vita un oggetto o un bene rappresenta un costo senza vantaggi, quel bene o quell’oggetto possono essere dismessi, conferiti, distrutti. Specie se ci si ripromette di investirci altre risorse (più o meno virtuali è un altro discorso).
Io penso (ma come vedremo non è importante quel che penso io) che il cosiddetto Palazzo dei Congressi di Abbiategrasso, pensato e voluto – a torto o a ragione in quel momento - qualche decennio or sono, non potrà mai funzionare e rappresenterà sempre un costo senza vantaggi (se no, credo, si sarebbe trovato da tempo qualcuno interessato o disponibile a prenderlo in gestione) e che quindi l’unica soluzione corretta (anche dal punto di vista estetico e paesaggistico) sia abbatterlo.
Un mistero nei social network
L'esibizione dell’ignoranza come valore.
Non mi riferisco tanto ai veri e propri troll il cui comportamento e le cui motivazioni sono ormai descritti da una vasta letteratura.
Parlo del fatto che talvolta persone con il loro nome e cognome veri o con pseudonimi abbastanza riconoscibili scrivono con una certa sistematicità dei commenti insensati e sgrammaticati senza pudore alcuno specie sui media on-line.
Insensati perché non hanno alcuna attinenza con l’argomento o con la notizia. Sgrammaticati al punto da essere imbarazzanti, specie perché alcuni di loro dichiarano - verosimilmente - di avere un diploma o (dio ci perdoni!) persino una laurea.
Quello chi li distingue da un troll - anche se molte volte le motivazioni sono simili a quelle dei troll veri e propri - è che ci mettono la faccia e spesso sono convinti di “contribuire” alla discussione.
I lettori dei media on-line locali avranno sicuramente in mente alcuni di loro, figure patetiche e incomprensibili che espongono deliberatamente e ripetutamente le proprie miserie e la propria abituale ignoranza. E non è solo lo sfogo del rancore esasperato, della rabbia dell’emarginazione o dell’impotenza. È un’esibizione dell’ignoranza come valore.
Guardate, io penso che a volte ci sono persone che sono ignoranti senza averne colpa; ma chi si vanta della propria ignoranza o la si esibisce mette paura.
L’ignoranza riprende ed esaspera i luoghi comuni, cerca di renderli senso comune; su di essa lucrano le loro fortune politiche i tanti movimenti razzisti e xenofobi e i politici che li utilizzano. Ma rimane un mistero cosa possa spingere una persona a mettere in mostra la propria ignoranza, a vantarsene. I social media rendo possibile e visibile questa esibizione; a me fa un po’ paura. Anzi, molta paura.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Parlo del fatto che talvolta persone con il loro nome e cognome veri o con pseudonimi abbastanza riconoscibili scrivono con una certa sistematicità dei commenti insensati e sgrammaticati senza pudore alcuno specie sui media on-line.
Insensati perché non hanno alcuna attinenza con l’argomento o con la notizia. Sgrammaticati al punto da essere imbarazzanti, specie perché alcuni di loro dichiarano - verosimilmente - di avere un diploma o (dio ci perdoni!) persino una laurea.
Quello chi li distingue da un troll - anche se molte volte le motivazioni sono simili a quelle dei troll veri e propri - è che ci mettono la faccia e spesso sono convinti di “contribuire” alla discussione.
I lettori dei media on-line locali avranno sicuramente in mente alcuni di loro, figure patetiche e incomprensibili che espongono deliberatamente e ripetutamente le proprie miserie e la propria abituale ignoranza. E non è solo lo sfogo del rancore esasperato, della rabbia dell’emarginazione o dell’impotenza. È un’esibizione dell’ignoranza come valore.
Guardate, io penso che a volte ci sono persone che sono ignoranti senza averne colpa; ma chi si vanta della propria ignoranza o la si esibisce mette paura.
L’ignoranza riprende ed esaspera i luoghi comuni, cerca di renderli senso comune; su di essa lucrano le loro fortune politiche i tanti movimenti razzisti e xenofobi e i politici che li utilizzano. Ma rimane un mistero cosa possa spingere una persona a mettere in mostra la propria ignoranza, a vantarsene. I social media rendo possibile e visibile questa esibizione; a me fa un po’ paura. Anzi, molta paura.
A proposito di tavolini: viva la libertà!
Sui tavolini, libertà individuali e politiche pubbliche.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Confesso che quando il Pci cambiò nome a una domanda su quale nome avrei dato al nuovo partito della sinistra risposi anche (c’erano tre opzioni) “Partito delle libertà”. Quel plurale mi parlava sia delle libertà cosiddette “negative” (libertà da) sia di quelle cosiddette positive (libertà di).
Noi di sinistra a volte pensiamo che sia necessario indicare alle persone quello che devono fare, invece di lasciare che abbiano le possibilità e le capacità di fare quel che vogliono. È un errore, a mio avviso. In realtà la cosa non è così semplice: anche il liberalismo classico riconosce che la libertà, fondamento della dignità dell’individuo e “dio padre” nella trinità con eguaglianza e fraternità, non è assoluta, ma trova il suo limite nel non ledere la libertà altrui.
Ad esempio credo che sia giusto riconoscere la libertà a chi ama andare in automobile di farlo, anche con un SUV se del caso, sino a che questa libertà non limita la libertà di altri, di chi vuol andare a piedi, in bicicletta, in bus; se per riconoscere la libertà dei primi si organizzano le strade e si investono le risorse per consentire solo a loro di muoversi liberamente, la libertà totale di riduce, il diritto a essere liberi è conculcato. La libertà dei più deboli, tra l’altro, va considerata più preziosa.
Direte: e i tavolini?
Uomini e donne
Violenza contro le donne c'è e come tale va nominata.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Se mi dimentico che c’è una distinzione tra destra e sinistra, poi succede che me ne devo ricordare. Non tanto è una differenza politica (figuriamoci!) è una differenza culturale.
Parliamo della violenza. Credo che sia una grande conquista, che accomuna gran parte della destra e gran parte della sinistra, considerare inaccettabile e non augurabile la violenza. Anche se poi sull’uso della forza, anche quella militare, anche per la guerra (che è difficile non considerare una violenza), ci si divide.
Due pesi e due misure
Proviamo a ragionare su fatti simili.
All’interno di un gruppo parlamentare c’è da prendere una
decisione.
Non tutti hanno la stessa opinione.
Si decide a maggioranza.
Si decide che vale la disciplina di gruppo.
Fuori dal gruppo parlamentare c’è un importante personaggio
che esprime con una certa forza i suoi desiderata.
Se il gruppo si chiama 5 Stelle e il personaggio è Grillo tutta la stampa di
regime (in sostanza tutta la stampa) urla alla libertà di pensiero conculcata e
alla prevaricazione dell’individuo, straparlando persino del “vincolo di
mandato”.
Se il gruppo si chiama Partito Democratico e il personaggio
è Napolitano che dirà la stampa di regime?
Settarismo ad Abbiategrasso
Da un anno, il venire meno di ognuna delle promesse.
Nella città di Abbiategrasso una Giunta di centro-destra è succeduta a una decennale Giunta di centro-sinistra.
Tra i molti errori della Giunta precedente c’era stata la sottrazione di uno spazio pubblico a una scuola che lo usava come palestra, la sua trasformazione in un improbabile intervento edilizio speculativo mal fatto e inutile e il mancato mantenimento della promessa di assegnare un parte degli spazi sottratti alla scuola espropriata.
Un po’ strumentalmente forse, forze politiche e movimenti di centro-destra, si mobilitarono, a mio avviso a ragione, contro questa espropriazione, mostrando una vitalità e una creatività inusuali.
Dopo un anno di governo del centro-destra gli spazi promessi alla scuola sono ancora vuoti e inutilizzati: si capisce che il centro-sinistra taccia (in fondo erano loro gli espropriatori), ma è strano che le combattive forze del centro-destra, ora al governo, non solo siano inerti, ma che anche tacciamo i movimenti e i pittoreschi attori della protesta.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Tra i molti errori della Giunta precedente c’era stata la sottrazione di uno spazio pubblico a una scuola che lo usava come palestra, la sua trasformazione in un improbabile intervento edilizio speculativo mal fatto e inutile e il mancato mantenimento della promessa di assegnare un parte degli spazi sottratti alla scuola espropriata.
Un po’ strumentalmente forse, forze politiche e movimenti di centro-destra, si mobilitarono, a mio avviso a ragione, contro questa espropriazione, mostrando una vitalità e una creatività inusuali.
Dopo un anno di governo del centro-destra gli spazi promessi alla scuola sono ancora vuoti e inutilizzati: si capisce che il centro-sinistra taccia (in fondo erano loro gli espropriatori), ma è strano che le combattive forze del centro-destra, ora al governo, non solo siano inerti, ma che anche tacciamo i movimenti e i pittoreschi attori della protesta.
Sale giochi, compro oro e tavolino selvaggio
Segni della crisi. Dite che il governo locale non può far niente? Mica vero.
Un altro segno sono – ed è facile capire perché – i negozi in cui si compra oro.
Per sopravvivere quei “buchi” hanno bisogno dello spazio pubblico ed ecco che – senza criterio e senza pianificazione – ogni centimetro di spazio pubblico è occupato da tavolini.
Voi dite che il governo locale non può far niente? Mica vero.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Tre segni della crisi e della risposta che il Mercato (da non confondere con il mercato) sa dare.
Sappiatelo: sinché avrete un solo centesimo ci sarà chi farà in modo di portarvelo via.
La crisi c’è e morde duro.
Da sempre un indicatore della crisi sono le sale gioco e i negozi che comprano oro.
Io amo il gioco e mi piace giocare, non demonizzo il gioco d’azzardo anche se so che è pericoloso: la saggezza voleva che ci fosse un controllo, una limitazione e una regolamentazione: pochi casinò, molto controllati, con rituali severi (in genere al casinò si rovinavano solo ricchi borghesi o aristocratici decaduti).
Poi le liberalizzazioni (non so se con le famose “lenzuolate” di Bersani, di cui lui si vanta, ma che gli andrebbero rimproverate) ed ecco apparire le macchinette mangiasoldi per ogni dove.
La crisi c’è e morde duro.
Da sempre un indicatore della crisi sono le sale gioco e i negozi che comprano oro.
Io amo il gioco e mi piace giocare, non demonizzo il gioco d’azzardo anche se so che è pericoloso: la saggezza voleva che ci fosse un controllo, una limitazione e una regolamentazione: pochi casinò, molto controllati, con rituali severi (in genere al casinò si rovinavano solo ricchi borghesi o aristocratici decaduti).
Poi le liberalizzazioni (non so se con le famose “lenzuolate” di Bersani, di cui lui si vanta, ma che gli andrebbero rimproverate) ed ecco apparire le macchinette mangiasoldi per ogni dove.
Posso dire che quelle macchinette e le rutilanti sale giochi malamente e surrettiziamente pubblicizzate sono una iattura?
Un altro segno sono – ed è facile capire perché – i negozi in cui si compra oro.
Ma ce ne è un altro, la nascita un po’ disperata di decine e decine di bar e ristoranti in ogni buco dei centri delle città, cercando di acchiappare i turisti di due mesi e chissà come campando gli altri dieci.
Per sopravvivere quei “buchi” hanno bisogno dello spazio pubblico ed ecco che – senza criterio e senza pianificazione – ogni centimetro di spazio pubblico è occupato da tavolini.
Voi dite che il governo locale non può far niente? Mica vero.
Centri commerciali e moschee
Dappertutto, in Turchia come in Cina, comincia a esserci una resistenza, capeggiata da giovani colti e liberi da pregiudizi.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Non si capisce perché i poteri forti, la finanza internazionale e il turbo-capitalismo dovrebbero aver paura degli “islamisti”. E infatti non ne hanno paura, ma se li coccolano e li foraggiano.
Questi stravaganti personaggi, custodi di una morale bigotta e sessuofobica non voglio costruire solo moschee (e anche così andrebbe bene: via un parco e dentro una moschea), ma anche centri commerciali, in una bella miscela di sacro e profano.
E così via una pasticceria storica, via un vecchio cinema, via un parco urbano e dentro moschee, centri commerciali, campi da golf, alberghi, residenze.
Ma dappertutto, in Turchia come in Cina, comincia a esserci una resistenza, capeggiata da giovani colti, liberi da pregiudizi, non ideologici che ci tengono agli alberi in città, a potersi bere una birra, a baciarsi per strada.
Magari li vorremmo più schierati, ma loro sono schieratissimi invero, per la libertà di parola, di azione, di comportamento, in una parola per la libertà. Giovani, con le loro storie e la loro patria, ma cittadini del mondo.
In Erasmus in tutta Europa le giovani donne turche e alcuni giovani uomini turchi, non sono stati buoni e hanno spinto i loto colleghi in Erasmus e gli studenti “locali” a unirsi alle loro proteste.
Né moschee né centri commerciali, ma parchi, giardini, piazze. A Istanbul e in tutta Europa.
Il golf: un ottimo pretesto
No al land-grabbing. In ogni parte del mondo.
Arnaldo Cecchini |
Il golf è un ottimo pretesto. Come gli stadi.
Volete costruire alberghi, centri commerciali, seconde case?
Basta dire che volete fare un campo da golf. Basta dire che volete fare uno stadio.
Non importa se l’acqua è un bene raro, se siete in una zona vincolata, se il piano regolatore non lo prevede, se siete sopra il palazzo di Diocleziano.
Volete costruire alberghi, centri commerciali, seconde case?
Basta dire che volete fare un campo da golf. Basta dire che volete fare uno stadio.
Non importa se l’acqua è un bene raro, se siete in una zona vincolata, se il piano regolatore non lo prevede, se siete sopra il palazzo di Diocleziano.
La censura non è mai la risposta giusta
Dalla parte della Presidente Boldrini e contro la censura.
Come sapete, sto con Brunetta, figurarsi se non sto dalla
parte della Presidente Boldrini.
La Rete si può paragonare a un’enorme città, anzi a un insieme di città diverse di epoche diverse, tutte che hanno anche delle fogne e degli abitatori delle fogne. Pazzi, esibizionisti, ignoranti, mistificatori, razzisti, nazisti, xenofobi e soprattutto violenti con i deboli e con le donne.
In queste fogne si agitano pulsioni e passioni invereconde, piene di rancori. Del resto quando nel lontano 1991 queste passioni ebbero la prima esplosione mediatica con il microfono aperto di Radio radicale ci fu stupore, ma si capirono molte cose.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
La Rete si può paragonare a un’enorme città, anzi a un insieme di città diverse di epoche diverse, tutte che hanno anche delle fogne e degli abitatori delle fogne. Pazzi, esibizionisti, ignoranti, mistificatori, razzisti, nazisti, xenofobi e soprattutto violenti con i deboli e con le donne.
In queste fogne si agitano pulsioni e passioni invereconde, piene di rancori. Del resto quando nel lontano 1991 queste passioni ebbero la prima esplosione mediatica con il microfono aperto di Radio radicale ci fu stupore, ma si capirono molte cose.
C’è in queste esplosioni e in quelle in rete che colpiscono
la Presidente Boldrini in quanto donna, con il profluvio di nefandezze e luoghi
comuni dell’immaginario maschilista, l’esplosione delle frustrazioni e della
miseria culturale.
Spazi pubblici o di uso pubblico
Spesso recuperi di edifici sono stati finanziati da fondi comunitari (e sono stati bravi i Comuni che hanno intercettato molti finanziamenti), altri edifici sono disponibili e si potrebbero ristrutturare o recuperare con relativa facilità. Altri potrebbero essere recuperati da altri soggetti pubblici. Altri ancora si potrebbe fare in modo che vengano recuperati da privati con opportune politiche.
Il problema, in generale, è la gestione di questi spazi. Musei, biblioteche, teatri, centri culturali costano tantissimo per tenerli aperti e renderli attraenti e utili.
Dalla parte di Brunetta
Non mi è mai piaciuto che si parlasse di “nani e ballerine”.
Arnaldo Cecchini |
Conosco Renato Brunetta da quarant’anni: siamo stati colleghi al Daest alcuni decenni fa.
Ho una pessima opinione del politico Brunetta, ma non mi pare che il fatto che sia basso sia rilevante per dare un giudizio politico (anche io sono basso e grasso); non andrebbe meglio se fosse di statura media.
Ho una pessima opinione del politico Brunetta, ma non mi pare che il fatto che sia basso sia rilevante per dare un giudizio politico (anche io sono basso e grasso); non andrebbe meglio se fosse di statura media.
Tanti anni fa...
Alle sedute del Consiglio si arriva puntuali: è il primo passo per essere dei buoni amministratori.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Tanti anni fa ero consigliere comunale a Venezia: di opposizione, come mi viene naturale.
La Giunta e il Sindaco (era prima della legge che prevedeva
l’elezione diretta dei sindaci) e la maggioranza avevano l’abitudine di
iniziare le sedute quando a loro pareva con una, due, tre ore di ritardo; un
atteggiamento che pareva normale a tutti e che a me sembrava inqualificabile
(tra parentesi: era inqualificabile).
Ho occupato la sedia del Sindaco (che allora presiedeva il
Consiglio), suonato ininterrottamente il campanello che allora faceva la
chiamata per l’inizio delle sedute, fatto esposti, interviste.
Con tenacia ho ottenuto dei risultati, anche se il gruppo
cui appartenevo mi rimproverava dicendo che mi occupavo di questioni poco
rilevanti.
Non erano poco rilevanti.
Il rispetto per le istituzioni è anche rispetto delle regole
formali, oltre che dei cittadini che assistevano alle riunioni del Consiglio,
di quello che accendevano la radio per seguirle (un’altra mia battaglia).
Alle riunioni del Consiglio, come alle lezioni in Facoltà,
si arriva puntuali: è il primo passo per essere dei buoni amministratori.
Basta? Non basta. Ma non se ne può fare a meno.
Ero in anticipo sui tempi?
Il 25 Aprile
Festa della liberazione: due fatti e perché festeggiarla.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
È noto che tutte le ricorrenze assumono una funzione retorica, ma se una nazione decide che una certa data o un certo evento sono rilevanti e sono da ricordare o da festeggiare, una ragione c’è.
In Italia il 25 aprile è festa nazionale: non è la data della fine della guerra, è la data dell’inizio dell’offensiva che portò alla liberazione di Milano e Torino da parte dei partigiani. È stata istituita nel 1946 in aprile con un decreto luogotenenziale firmato da Umberto di Savoia e resa definitiva nel 1947, come “anniversario della liberazione”.
Questo è un fatto.
È successo molte tempo fa, ma l’Unità d’Italia è successa molto prima.
Festa della liberazione. Liberazione da chi? Dall'occupazione nazista, di cui Mussolini e i capi della Repubblica di Salò, sono stati complici e sostenitori.
Questo è un fatto.
Questo è un fatto.
È successo molte tempo fa, ma l’Unità d’Italia è successa molto prima.
Festa della liberazione. Liberazione da chi? Dall'occupazione nazista, di cui Mussolini e i capi della Repubblica di Salò, sono stati complici e sostenitori.
Questo è un fatto.
Ricordate il povero Turigliatto?
Votò contro le indicazioni del suo gruppo e venne allontanato.
Arnaldo Cecchini |
Franco Turigliatto era un Senatore eletto con la sinistra di Rifondazione.
Nel 2007 votò secondo coscienza (su un tema di una certa rilevanza etica come la partecipazione italiana ad azioni di guerra / missioni di pace nell’ambito di una mozione sulla politica estera italiana); votò contro le indicazioni del suo gruppo e venne allontanato da gruppo e partito.
A me Turigliatto sta simpatico, ma questo non conta.
Nel 2007 votò secondo coscienza (su un tema di una certa rilevanza etica come la partecipazione italiana ad azioni di guerra / missioni di pace nell’ambito di una mozione sulla politica estera italiana); votò contro le indicazioni del suo gruppo e venne allontanato da gruppo e partito.
A me Turigliatto sta simpatico, ma questo non conta.
Dire quel che si pensa. In pubblico.
Io penso che in politica dire quel che si pensa nel dibattito pubblico sia sempre meglio.
Per me sempre vuol dire sempre.
Ho detto in politica e ho detto nel dibattito pubblico perché penso ad esempio che nel privato una certa dose di ipocrisia o reticenza sia opportuna e utile per consentire la convivenza sociale e che anche in politica valutazioni personali o osservazioni contingenti possano essere “trattenute”.
Ma se – putacaso – si sta discutendo dell’operato di un’amministrazione e del suo futuro, la sola azione responsabile è esprimere la propria opinione, di cittadini o di militanti politici o di rappresentanti; si può discutere, dissentire anche come componenti una stessa coalizione; la discussione onesta (quelli che gli africani chiamano palabre) può servire a trovare nuove soluzioni o rendere più semplice accettare sintesi o compromessi.
Ciò premesso, c’è un’altra questione, cui per qualche ragione tengo.
Va da sé che se un direttore di banca esprime la sua opinione, ad esempio sul PUC di una città, lo fa come cittadino a pieno titolo, e fargli rimarcare che si ha un conto corrente nella sua banca non è esattamente opportuno, specie se chi lo fa è un amministratore e un politico. A maggior ragione se chi lo fa è un Primario ospedaliero e magari si fa rimarcare che dall’amministrazione dipende la sopravvivenza del reparto. E così via.
Ma vediamo un esempio.
Supponiamo che – come è avvenuto di recente nel Comune di Abbiategrasso – dopo alcuni mesi vi sia un evidente problema politico per un’Amministrazione (non è rilevante per il nostro esempio, se la colpa sia del Sindaco, della Giunta, dei partiti o della personalità della maggioranza, della situazione oggettiva, della situazione eredita dalla Giunta precedente, … o da un mix di tutte queste cose).
Non vi pare che cosa migliore sarebbe se – sine ira et studio – se ne discutesse apertamente, francamente, approfonditamente?
Sarebbe molto strano se ci fosse una consegna del silenzio per alcuni; specie se autorevoli personalità, che avevano avuto un ruolo rilevante nel determinare la nascita di quella Amministrazione, avessero fatto interventi pubblici lunghi e articolati per aprire questa discussione chiedendo cambiamenti radicali o – in subordine – l’immediato ritorno alle urne.
E nel passato estemporanee uscite avessero prospettato cambi di maggioranza, soluzione drastiche per il problema di alcune etnie, distribuzione e attribuzione di cariche, …
Chi ha titolo a dibattere: solo i cittadini “qualunque” e alcuni “politici” privilegiati, mentre gli altri è bene che si tacciano?
Ma vi siete accorti che alcune cosette sono cambiate in Italia?
Secondo me non in peggio tra l’altro. Come dimostrano tra l’altro le elezioni e i discorsi di Boldrini e Grasso.
Arnaldo 'Bibo' Cecchini |
Ho detto in politica e ho detto nel dibattito pubblico perché penso ad esempio che nel privato una certa dose di ipocrisia o reticenza sia opportuna e utile per consentire la convivenza sociale e che anche in politica valutazioni personali o osservazioni contingenti possano essere “trattenute”.
Ma se – putacaso – si sta discutendo dell’operato di un’amministrazione e del suo futuro, la sola azione responsabile è esprimere la propria opinione, di cittadini o di militanti politici o di rappresentanti; si può discutere, dissentire anche come componenti una stessa coalizione; la discussione onesta (quelli che gli africani chiamano palabre) può servire a trovare nuove soluzioni o rendere più semplice accettare sintesi o compromessi.
Ciò premesso, c’è un’altra questione, cui per qualche ragione tengo.
Va da sé che se un direttore di banca esprime la sua opinione, ad esempio sul PUC di una città, lo fa come cittadino a pieno titolo, e fargli rimarcare che si ha un conto corrente nella sua banca non è esattamente opportuno, specie se chi lo fa è un amministratore e un politico. A maggior ragione se chi lo fa è un Primario ospedaliero e magari si fa rimarcare che dall’amministrazione dipende la sopravvivenza del reparto. E così via.
Ma vediamo un esempio.
Supponiamo che – come è avvenuto di recente nel Comune di Abbiategrasso – dopo alcuni mesi vi sia un evidente problema politico per un’Amministrazione (non è rilevante per il nostro esempio, se la colpa sia del Sindaco, della Giunta, dei partiti o della personalità della maggioranza, della situazione oggettiva, della situazione eredita dalla Giunta precedente, … o da un mix di tutte queste cose).
Non vi pare che cosa migliore sarebbe se – sine ira et studio – se ne discutesse apertamente, francamente, approfonditamente?
Sarebbe molto strano se ci fosse una consegna del silenzio per alcuni; specie se autorevoli personalità, che avevano avuto un ruolo rilevante nel determinare la nascita di quella Amministrazione, avessero fatto interventi pubblici lunghi e articolati per aprire questa discussione chiedendo cambiamenti radicali o – in subordine – l’immediato ritorno alle urne.
E nel passato estemporanee uscite avessero prospettato cambi di maggioranza, soluzione drastiche per il problema di alcune etnie, distribuzione e attribuzione di cariche, …
Chi ha titolo a dibattere: solo i cittadini “qualunque” e alcuni “politici” privilegiati, mentre gli altri è bene che si tacciano?
Ma vi siete accorti che alcune cosette sono cambiate in Italia?
Secondo me non in peggio tra l’altro. Come dimostrano tra l’altro le elezioni e i discorsi di Boldrini e Grasso.
Non è una crisi, è che non ti amo più
Il primo che mi dice che Grillo non è di sinistra lo azzanno.
Arnaldo Cecchin |
Ho dato un voto utile al Senato: ho scelto M5S, ragionando bene; il premio di maggioranza regionale lo avrebbero fatto PD+SEL, quindi per ridurre i seggi di Berlusconi e Monti il voto utile era solo quello. È andata bene.
Il primo che mi dice che Grillo non è di sinistra lo azzanno; non solo perché lo so e lui non lo nasconde, ma anche perché essendo da sempre “vergin di codardo oltraggio” posso esimermi ora dal “servo encomio”, anche se l’ho votato.
E poi l’unica coalizione che ha proposto l’abolizione della legge Gèlmini era quella (e tanto potrebbe bastarmi).
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