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Apecar ovvero existenzminimum
Solo Sergio Marchionne non ha ancora capito che l'auto del futuro è l'apecar e quel che è peggio (per lui) l'hanno già inventata.
Ingonfato nel suo golfino, l'ultra manager Fiat ha sempre meno speranza di vendere le sue nuove macchine ad innovazione zero.
Invece l'Apecar di Santini vende! Non l'apecar stessa ma il suo freddo contenuto. Birra, coca, aranciata italiana, acqua e vino a giusta temperatura per giuste passeggiate sulla Barcelloneta sarda.
Ciù post is mel che uàn. Uàn il bar. Ciù il ristorante, Olmedo
Si entra dal primo per convergere sul secondo. Poi per continuare, si ordina il primo, oppure la pizza e si passa al secondo.
Dai diamanti non nasce niente dal corallo nascono le perle. Bar "La Perla"
Ad Alghero ci sono tanti bar e pochi baristi. È un dato di fatto e la certezza la si ha quando se ne incontra uno vero.
I veri professionisti sono lontano dallo struscio, fuori dalle rotte dei turisti. I veri baristi eseguono movimenti ragionati, non hanno mai fretta, aspettano il prossimo avventore con una attesa che può protrarsi per ore.
Bar "La Perla", viale Sardegna n.80, Alghero
I veri professionisti sono lontano dallo struscio, fuori dalle rotte dei turisti. I veri baristi eseguono movimenti ragionati, non hanno mai fretta, aspettano il prossimo avventore con una attesa che può protrarsi per ore.
I veri baristi sono dei collezionisti del tempo. Il bar è per loro sia tempio che sacrestia. Non è importante che sia pieno o vuoto, bello o brutto, fondamentale per il barista è esserci dentro e governarne l'apertura.
La gestione del bar di viale Sardegna non fa difetto ed è accompagnata da un pacifico plateatico che si affaccia su una larghissima highway a bassissimo scorrimento dal grande fascino di periferia maledetta.
In vetrina troneggia il segnale: "al Mercoledì non si fa servizio ai tavoli". C'è il mercato rionale, segno che la pazienza, solo per quella mattina deve essere praticata, almeno un po', anche dal cliente.
Bonus: non c'è la televisione e la sedie sono uguali uguali a quelle del caffè Quadri in piazza San Marco a Venezia.
Malus: il mercoledì
Voti della palmanana: Servizio - 8, Ambiente - 8
Malus: il mercoledì
Voti della palmanana: Servizio - 8, Ambiente - 8
Il successo incontrastato dell'Ichnusa
In Sardegna si beve molta birra. Secondo una recente indagine condotta da Makno e AssoBirra pare che se ne beva più del doppio rispetto alla media delle altre Regioni italiane.
La birra che si beve è sempre l’Ichnusa. L’Ichnusa si produce ad Assemini (CA) ma è di proprietà della Heineken. Anche in altri luoghi d’Italia esiste una identificazione locale con la birra, a volte un po’ paradossale come in Puglia. Ad esempio a Taranto si beve la Raffo, marchio Peroni che la produce nei suoi stabilimenti a Bari. A Bari invece si beve la Peroni fondata a Vigevano e ceduta alla SABMillerm che la produce a Roma, A Lecce si beve la Dreher, fondata a Trieste, acquistata dalla Heineken e prodotta negli stabilimenti di Taranto.
In Sardegna però è un’intera regione che beve in esclusiva una sola birra. Da sud a nord, da est a ovest la proposta è sempre la birra con l’effige dei Quattro Mori. Nemmeno la persistente rivalità Cagliari-Sassari scinde i sessanta litri pro capite di ogni sardo in una possibile diversità d’acquisto. L’Ichnusa mette d’accordo il gusto di tutti gli isolani. Una unione d’intenti per altro in controtendenza alle peculiarie caratteristiche sarde: orgogliosi sempre ma divisi su tutto.
In Sardegna però è un’intera regione che beve in esclusiva una sola birra. Da sud a nord, da est a ovest la proposta è sempre la birra con l’effige dei Quattro Mori. Nemmeno la persistente rivalità Cagliari-Sassari scinde i sessanta litri pro capite di ogni sardo in una possibile diversità d’acquisto. L’Ichnusa mette d’accordo il gusto di tutti gli isolani. Una unione d’intenti per altro in controtendenza alle peculiarie caratteristiche sarde: orgogliosi sempre ma divisi su tutto.
Perché questo successo per una birra industriale non così diversa da altri marchi della medesima proprietà o di altre multinazionali? Una prima risposta, la si trova indagando su fattori di scala globale. Le tre multinazionali che detengono la totalità dei marchi mondiali hanno stretto e costretto in pie illusioni identitarie le comunità che producevano e consumavano birre locali. Nell'etichetta della bottiglia rimane lo stemma della tradizione, ma il contenuto è quanto di più distante da quest’ultima. La seconda risposta ha a che vedere con l’identità sarda e solo con questa: la bandiera dei Quattro Mori ai sardi conferisce un quadro di certezze, come il Cagliari di Gigi Riva, come il maialetto arrosto della nonna.
Fatto sta che il monopolio della birra Ichnusa in Sardegna è qualcosa che mette in crisi qualsiasi teoria della libera concorrenza. Spesso, anche volendo, non si può scegliere: la totalità degli onnipresenti circoli/club e molti esercizi commerciali, spacciano solo ed esclusivamente birra Ichnusa. La seconda e ultima domanda non ha risposte, o meglio io non le conosco.
Fatto sta che il monopolio della birra Ichnusa in Sardegna è qualcosa che mette in crisi qualsiasi teoria della libera concorrenza. Spesso, anche volendo, non si può scegliere: la totalità degli onnipresenti circoli/club e molti esercizi commerciali, spacciano solo ed esclusivamente birra Ichnusa. La seconda e ultima domanda non ha risposte, o meglio io non le conosco.
Perché nessuno si è mai proposto nella commercializzazione regionale di una vera birra sarda, in controtendenza alle multinazionali e magari un po’ meno industriale? Eppure i fattori di possibile successo ci sono tutti: se ne beve tanta, ci si identifica presto, basta una bandiera. Un suggerimento per iniziare? Ripartire dagli innumerevoli produttori locali di ottime birre artigianali sarde che soffrono quotidianamente nella distribuzione.
(Questo articolo di Lapalmanana è stato pubblicato su Il Fatto Quotidiano.)
Pescemania, ovvero la Boqueria
Bateson dice che, escludendo l'istinto, le abitudini si apprendono sempre due volte. Prima si conosce il funzionamento di qualcosa, poi, esercitandosi e sperimentando, ci si abitua a ripeterlo.
Istintivamente noti la Boqueria verso l'ora di pranzo quando avverti un inspiegabile odore di frittura intorno a te. Ti guardi intorno con attenzione e finalmente scorgi un cartello fuori dal mercato del pesce. Ti ci avvicini e vedi della gente che non ha l'aria da casalinga entrare o uscire da lì, chiacchierando tra amici. In quel momento capisci che il tuo istinto non mentiva.
Se la freschezza e la bontà non hanno prezzo, mai questa massima fu più vera alla Boqueria dove, a parte il piatto fisso di frittura, non esiste prezzo esposto. Ogni abitudine, infatti ha degli imprevisti. E qui resta oscuro il meccanismo di formazione del conto. Al punto che se pure impari a scegliere in modo eurocompatibile e prendi il vizio di coccolarti ogni tanto con una deliziosa triglia arrosto o un turgido polpo, lo farai comunque rischiando di dar fondo ai biglietti nel portafogli! Che dipenda da chi fa le somme? Non si sa... Rien ne va plus, les jeux sont faits!
Bonus: La clientela è così varia e l'ambiente così dispersivo che nessuno farà mai caso a te
Malus: Vino in bottiglia da gioielleria!
Voti della Palmanana: Ambiente 6,5 - Servizio 6 - Cucina 7,5
Ristorante Boqueria, via Cagliari 13, Alghero
Istintivamente noti la Boqueria verso l'ora di pranzo quando avverti un inspiegabile odore di frittura intorno a te. Ti guardi intorno con attenzione e finalmente scorgi un cartello fuori dal mercato del pesce. Ti ci avvicini e vedi della gente che non ha l'aria da casalinga entrare o uscire da lì, chiacchierando tra amici. In quel momento capisci che il tuo istinto non mentiva.
Poi scatta l'abitudine.
Fin dalla prima volta è bene imparare a separare l'aspetto da friggitoria rustica dalla realtà malcelatamente fighetta del locale. Si deve capire che i pescioni freschi che ti guardano e le ostriche che ti naccherano al ritmo dell'acquolina in bocca non hanno affatto lo stesso prezzo del banco del pesce alle tue spalle.
Mentre aspetti un tavolo nell'ora di punta, tra i morsi dell'appetito, devi esercitarti a stare a tuo agio tra gli echi del mercato, incantonato sul tuo tavolino, a debita distanza da felpe fintoluride col cappuccio e completi di Armani: un'esperienza da provare!
Se la freschezza e la bontà non hanno prezzo, mai questa massima fu più vera alla Boqueria dove, a parte il piatto fisso di frittura, non esiste prezzo esposto. Ogni abitudine, infatti ha degli imprevisti. E qui resta oscuro il meccanismo di formazione del conto. Al punto che se pure impari a scegliere in modo eurocompatibile e prendi il vizio di coccolarti ogni tanto con una deliziosa triglia arrosto o un turgido polpo, lo farai comunque rischiando di dar fondo ai biglietti nel portafogli! Che dipenda da chi fa le somme? Non si sa... Rien ne va plus, les jeux sont faits!
Bonus: La clientela è così varia e l'ambiente così dispersivo che nessuno farà mai caso a te
Malus: Vino in bottiglia da gioielleria!
Voti della Palmanana: Ambiente 6,5 - Servizio 6 - Cucina 7,5
Ristorante Boqueria, via Cagliari 13, Alghero
(lux)
Il Bar dei fratelli Caria, ama la mamma e la polizia
Per spiegarci il Bosone i fisici del Cern hanno usato la metafora della stanza piena da attraversare. Quell'inafferrabile pieno declinato nello spazio interstellare è Bosone.
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Per spiegare il bar dei fratelli Caria non serve la metafora, le stanze del locale son sempre vuote. È un vuoto contemporaneo però, una volta quel bar era pieno (di uomini e bosoni). La nostra certezza si basa su segnali inequivocabili.
Il primo: il bar in oggetto, come altri bar di prima periferia, che non hanno voluto o potuto rinnovarsi ma che stanno cercando, per oscuri motivi di resistere, hanno perso per lutto la propria clientela.
Due: all'interno del bar persiste un iper arredamento, posaceneri, sedie e tavolini che oramai nessuna tocca, nessuno usa e nessuno sposta.
Tre: lungo le pareti del bar sono appesi , con chiodi che tengono a malapena il peso, delle cornici. Segni inequivocabili di un vissuto, di una passione, di una frequentazione da bar, appunto.
Quattro: dietro il bancone liquori dei bei tempi andati fanno ancora orgogliosa mostra di sé. Tanto che qui il Biancosarti fa ombra alla ditta Martini.
Cinque: la faccia del barista, in ogni ruga una storia da raccontare, peccato che non ci sia più nessuno ad ascoltare.
* * *
Bonus: il biancosarti ci fa sempre venire in mente Telly Savalas nel tenente Kojak.
Malus: le poche sedute esterne si contendono lo spazio con le automobili parcheggiate un po' ovunque.
Voti della palmanana
Ambiente: 6/7
Servizio: 6+
Malus: le poche sedute esterne si contendono lo spazio con le automobili parcheggiate un po' ovunque.
Voti della palmanana
Ambiente: 6/7
Servizio: 6+
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Refugium per turista neghittoso, Al Bisbe
La città catalana ha un gruzzolo nascosto di vie strette, di muri zuppi d’umido e di sale, che il lento inverno prepara all’asciugatura dell’estate.
Allora è la canicola che vince, quando la mamma del sole inchioda i viandanti ciechi e li forza a strisciare lungo gli orli dei muri: senza accorgersene capita di arrivare all’acciottolato di piazza del teatro, che è già sera, e prender giù storditi per i gradini del Bisbe.
Errore quanto mai felice!
Sì, è vero che la cucina a vista sparge i fumi delle cotture, anticipa la sorpresa degli odori e forse li staglia fin troppo sulle ceramiche chiare chiare, luccicanti sotto le lampade dei barbuti designer milanesi. Ma la saletta lunga nei pressi del bancone darà il sollievo della penombra e della musica soffusa, a chi cerca respiro dalla non vita delle spiagge arroventate.
Errore quanto mai felice!
Sì, è vero che la cucina a vista sparge i fumi delle cotture, anticipa la sorpresa degli odori e forse li staglia fin troppo sulle ceramiche chiare chiare, luccicanti sotto le lampade dei barbuti designer milanesi. Ma la saletta lunga nei pressi del bancone darà il sollievo della penombra e della musica soffusa, a chi cerca respiro dalla non vita delle spiagge arroventate.
Qui nei seminterrati segreti, nel ventre di Alghero, mani premurose sapranno offrirgli – su rustiche tovagliette di carta da macelleria, ricercatissime! – la compagnia di una pasta con verdurelle appena scottate, insaporite di spezie della macchia. Un calice o due di nerissimo rosso per un oblio sereno, una vacanza leggera e finalmente paga di un riposo senza desideri. (ma.sì)
Bonus: Nella pia e buona opera c’è una passione sincera, per quelle cose terrestri che preparano un piccolo cielo anche qui.
Malus: L’opera pia ha i suoi costerelli, non altissimi... Ma è giusto: il turista neghittoso deve espiare. E anche i ristoratori devono mangiare.
Ristorante Al Bisbe, Placa Del Bisbe 4, alias del Teatro, Alghero
Malus: L’opera pia ha i suoi costerelli, non altissimi... Ma è giusto: il turista neghittoso deve espiare. E anche i ristoratori devono mangiare.
Ristorante Al Bisbe, Placa Del Bisbe 4, alias del Teatro, Alghero
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