Il Comune, l’Ente Parco e l’educazione alla Politica
Che ne sarebbe del buon nome di un ristorante se gli addetti ai servizi di sala stessero a cucinare e i cuochi a servire i clienti?
Per quanto bravi ad adattarsi, gli uni e gli altri farebbero un po’di confusione (quando non anche una pessima figura): gli ospiti rimarrebbero scontenti ed il ristorante, col passare del tempo, andrebbe in fallimento.
Tonino Baldino |
Avere chiara la distinzione dei ruoli dunque, qualsiasi dovesse essere il contesto di riferimento, è fattore assolutamente imprescindibile per la corretta gestione di un qualunque organismo costituito.
Altrettanto vale per la politica.
La politica - che taluni autorevoli studiosi definiscono come la scienza dei fini, cioè il contesto socio-culturale nel quale una comunità si incontra per elaborare ed individuare i propri obiettivi finali, utili a potersi governare nella pace, nella prosperità e nella giustizia - non può essere confusa con la scienza dei mezzi (identificabile nelle leggi economiche, fisiche, chimiche, biologiche, etc…) che invece ha il compito di fungere da supporto cognitivo per il migliore discernimento da parte della comunità in funzione dei fini che essa medesima intende perseguire.
La politica - che taluni autorevoli studiosi definiscono come la scienza dei fini, cioè il contesto socio-culturale nel quale una comunità si incontra per elaborare ed individuare i propri obiettivi finali, utili a potersi governare nella pace, nella prosperità e nella giustizia - non può essere confusa con la scienza dei mezzi (identificabile nelle leggi economiche, fisiche, chimiche, biologiche, etc…) che invece ha il compito di fungere da supporto cognitivo per il migliore discernimento da parte della comunità in funzione dei fini che essa medesima intende perseguire.
Oggi si parla spesso del manager, del tecnico negli enti politici; ma bisogna prestarvi molta attenzione perché il titolo altisonante in sé non costituisce una garanzia per la buona salute di un organismo politico e della comunità di riferimento; anzi, molti fatti provano che dietro tali figure si nascondono dei sostanziali burattini.
Il ricorso alla figura dell’esperto non espresso col voto popolare - quale soggetto competente in un determinato campo - per il governo della cosa pubblica, sarebbe di per sé anomalo in quanto, nonostante appartenga alla categoria della scienza dei mezzi, gli verrebbero assegnati compiti che invece sono propri della scienza dei fini.
La sua figura in politica è dunque di per sé innaturale, illogica e soprattutto fuorviante; e la classe politica che si affida al tecnico contraddice se stessa, fugge dalle sue dirette responsabilità, non è mai dalla parte del popolo e suggella la sua inutilità.
Il ricorso alla figura dell’esperto non espresso col voto popolare - quale soggetto competente in un determinato campo - per il governo della cosa pubblica, sarebbe di per sé anomalo in quanto, nonostante appartenga alla categoria della scienza dei mezzi, gli verrebbero assegnati compiti che invece sono propri della scienza dei fini.
La sua figura in politica è dunque di per sé innaturale, illogica e soprattutto fuorviante; e la classe politica che si affida al tecnico contraddice se stessa, fugge dalle sue dirette responsabilità, non è mai dalla parte del popolo e suggella la sua inutilità.
Ad es. proporre la modifica della Legge Regionale n.4/1999 (Istituzione del Parco naturale regionale “Porto Conte”) per inserire la figura del tecnico alla Presidenza del Parco, significherebbe:
- non saper cogliere il valore della distinzione tra la scienza dei fini e quella dei mezzi;
- preordinare il destino dell’Ente verso un limitato ambito di crescita (quello di cui il tecnico sarebbe competente) che potrebbe anche rivelarsi perdente;
- abdicare, a favore di soggetto estraneo, i poteri delegati dal popolo;
- inquinare le più elementari leggi della rappresentanza democratica;
- perdere una opportunità importante di essere veri protagonisti nel perseguimento del Bene comune.
Quella degli enti naturalistici è, fra l’altro, materia estremamente delicata anche sotto il profilo giuridico-politico perché, specie in sede di pianificazione urbanistica, l’organismo di gestione ha competenza primaria rispetto al Comune. Cioè, nello specifico, il Municipio di Alghero - Ente sovrano per eccellenza su tutto il territorio comunale - non ha potere di emendamento rispetto alle scelte che l’Ente Parco assume (cfr. artt. 14 e 15 L.R. n. 4/1999), ciò in ossequio alla Legge Quadro nazionale sulle Aree Protette n.394/91. L’area-Parco sfuggirebbe quindi al controllo democratico del Comune.
Da qui la necessità di far coincidere rigidamente, nella composizione, l’assemblea del Parco con il consiglio comunale.
Ciò per garantire che quella importante area geografica di Alghero non debba trasformarsi in zona franca rispetto alla volontà della comunità algherese. Ogni discostamento dal Consiglio comunale - nel numero dei membri e nei singoli soggetti espressi dall’elettorato - sarebbe lesivo dei poteri istituzionali propri del Comune nonché fonte potenziale di contenziosi intra-istituzionali tra un Ente (il Comune) ed una sua azienda speciale (il Parco naturale regionale di Porto Conte) mentre - sul piano squisitamente politico - sarebbe indizio di superficialità e di scarso senso di appartenenza alla comunità che si dice di voler rappresentare .
Ciò per garantire che quella importante area geografica di Alghero non debba trasformarsi in zona franca rispetto alla volontà della comunità algherese. Ogni discostamento dal Consiglio comunale - nel numero dei membri e nei singoli soggetti espressi dall’elettorato - sarebbe lesivo dei poteri istituzionali propri del Comune nonché fonte potenziale di contenziosi intra-istituzionali tra un Ente (il Comune) ed una sua azienda speciale (il Parco naturale regionale di Porto Conte) mentre - sul piano squisitamente politico - sarebbe indizio di superficialità e di scarso senso di appartenenza alla comunità che si dice di voler rappresentare .
Assemblea del Parco e consiglio comunale quindi, due organismi distinti ma che devono rimanere collegati come è in un sistema di vasi comunicanti. Uniti perché composti dagli stessi consiglieri e distinti perché caratterizzati da differenti finalità e forma organizzativa.
Non va infatti trascurato che le figure preposte al governo dei due enti (il sindaco e il presidente del Parco) approdano alla rispettiva carica attraverso percorsi differenti:
- il Sindaco viene eletto direttamente dai cittadini mentre per il Parco è l’assemblea che provvede alla elezione del suo presidente;
- la carica del sindaco non è revocabile dal consiglio comunale mentre l’assemblea del Parco può farlo nei confronti del suo presidente;
- il sindaco è espressione di una coalizione politica che si costituisce in fase di presentazione delle liste elettorali mentre il presidente del Parco lo è di una maggioranza - o, perché no!, anche di un voto unanime - che viene a configurarsi, negli effetti giuridici, in sede di assemblea del Parco già insediata.
Prudenza politica suggerisce il non abbinamento nella stessa persona della figura del sindaco e del presidente del Parco perché una mozione di sfiducia, anche pretestuosa, avrebbe ripercussioni di natura politica devastanti che si riverbererebbero fulmineamente contro una buona immagine del primo cittadino.
Il sindaco-presidente è scelta ragionevole come soluzione provvisoria, quella più duratura va invece preparata con serietà attivando un costruttivo confronto sui contenuti programmatici e sui metodi applicativi che l’assemblea vorrà darsi. La individuazione del presidente sarà allora non il risultato di misere scelte arrivistiche e di una politica senza regole, ma ricadrà in chi - tra gli eletti - verrà riconosciuto come il migliore interprete del programma emerso dall’avvenuto confronto.
Proporsi (ma è più elegante essere proposti) quindi alla presidenza non in relazione a tatticismi opportunistici di aggregazioni precarie emotivamente impostate (spesso frutto di mere aspirazioni soggettive), ma in ossequio agli obiettivi che l’assemblea nella trasparenza della seduta ufficiale ha scelto di voler perseguire.
Proporsi (ma è più elegante essere proposti) quindi alla presidenza non in relazione a tatticismi opportunistici di aggregazioni precarie emotivamente impostate (spesso frutto di mere aspirazioni soggettive), ma in ossequio agli obiettivi che l’assemblea nella trasparenza della seduta ufficiale ha scelto di voler perseguire.
Ragionare a prescindere dalle proprie posizioni individualistiche per elevare il senso dell’impegno politico è dovere di chi desidera guidare una comunità in senso virtuoso, perché così agendo offre una preziosa testimonianza al popolo il quale ha bisogno vitale di essere costantemente educato al senso della Politica nel suo significato più nobile.
Ce lo ricorda Walther Rathenau, lo statista tedesco scomparso il secolo scorso, secondo cui la
Tonino Baldino è stato sindaco di Alghero, attualmente presiede il Centro Studi & Politica Giuseppe Toniolo
Ce lo ricorda Walther Rathenau, lo statista tedesco scomparso il secolo scorso, secondo cui la
“Democrazia è regime di popolo nelle mani di un popolo politicamente educato; nelle mani di un popolo impolitico e ineducato è cricca di circoli e rigurgito di tavolini da caffè”.È così che si eviterebbe di invelenire i rapporti tra eventuali diversi contendenti e si concorrerebbe a mantenere un clima collaborativo a tutto vantaggio del Bene comune.
Tonino Baldino è stato sindaco di Alghero, attualmente presiede il Centro Studi & Politica Giuseppe Toniolo
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