Il disastro dell’economia spagnola anticipa quello algherese e sardo?
In Spagna, il mattone è il “ladrillo”.
A noi fa un po’ ridere l’assonanza semantica: una ladro con la desinenza iberica. In realtà, per un sardo meridionale, quel nome suscita minore ilarità. Nel Campidano, infatti, il mattone di fango e paglia – uno dei migliori materiali da costruzione naturali – si chiama “làdiri” e nelle storie delle storpiature lessicali operate dai Savoia nell’Isola, non c’è solo Golfo aranci (traduzione impropria del gallurese “li ranci”: i granchi), ma anche quella di “ladri” come traduzione di “ladiri”.
I dati spagnoli sono sin troppo eloquenti: il boom edilizio, la “barbuja del ladrillo” (la bolla del mattone) lasciata gonfiare a dismisura dai governi di ogni colore, ha prodotto, a partire dal 2009, il 33% di disoccupati in Andalusia, la più grande regione spagnola; oltre il 70% di cementificazione delle aree costiere di Malaga, Alicante e Barcellona (senza distinzioni linguistiche, evidentemente); nella pazza stagione edilizia della Costa del Sol, nel viale della “Ilusion” di una famosa località turistica oggi in caduta verticale, Benalmadena, i prezzi delle case sono passati, nella tipologia più diffusa (due camere, cucina e bagno), da 180.000 a 115.000 €.
Ma vendere è quasi impossibile, ormai. In media, denunciano le associazioni di rating, sono necessari circa sette anni per piazzare un immobile. Dunque, prevedono gli analisti, il prezzo scenderà ancora, nell’immediato futuro, di oltre il 25%.
Le banche più esposte, quelle che fornivano crediti pari al 100% del prezzo delle abitazioni, sono ora sull’orlo del collasso finanziario. in Spagna, il 9,4% dei prestiti erogati non viene più pagato. Un record storico.
Il premier Rajoy, alle prese con lo spread che viaggia ad oltre 500 punti sui Bund, con gli interessi per piazzare i Bonos sul mercato che viaggiano ben oltre il 6%, è ai limiti della disperazione. Dopo i recenti provvedimenti “lacrime e sangue”, che hanno decurtato i redditi dei ceti medi e dei dipendenti pubblici in maniera assai severa, pur di ottenere i 100 miliardi di prestiti dall’Europa sta pensando di dare vita ad un “bad bank”, nella quale scaricare l’enorme zavorra della bolla immobiliare e dei titoli avvelenati (i derivati) che rappresentano la palla al piede dell’economia nazionale. Si parla di qualcosa come 162 miliardi di euro!
Ora, di fronte ad un disastro di tali dimensioni, c’è da chiedersi come si possa continuare, qui da noi, ad essere così ciechi e sordi da non vedere e non sentire. Così irresponsabili da continuare a pensare che l’unico sviluppo possibile – ad Alghero e in Sardegna – sia quello legato al mattone.
Persino i turisti, in questa stagione di crisi, appaiono meravigliati dalla proliferazione di cartelli di vendesi e affittasi, affissi in migliaia di esemplari in ogni angolo della città e delle zone costiere. Non si vende. Non si vende da anni! Lo sanno per primi gli imprenditori del settore che hanno il fiato sul collo delle banche. E lo sanno le banche, che tremano come le foglie sugli alberi in autunno al pensiero che sempre più imprenditori del settore e acquirenti di appartamenti non possano far fronte ai loro impegni.
Ciò nonostante, la Regione Sardegna – per la precisione: la giunta regionale di centro-destra-sardista – si appresta a modificare il PPR con lo scopo dichiarato di rilanciare l’economia (leggi: edilizia) soprattutto sulle coste e nelle campagne sarde. Ad Alghero, per decenni, tutta l’attenzione politica, tutte le scelte economiche, e persino l’informazione sono state condizionate dai signori del mattone.
Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Oggi, perfino drammatico.
Sarà in grado la nuova amministrazione cittadina di approvare un PUC (Piano Urbanistico Comunale) che non determini le condizioni per una nuova colata di cemento, ma che punti a sanare l’esistente e a fornire servizi ai cittadini e ai turisti?
Sarà in grado l’opposizione in Consiglio regionale di sconfiggere il disegno autodistruttivo che ha in mente la maggioranza di centro-destra-sardista?
Questi sono i temi decisivi per il nostro futuro. Queste dovrebbero essere le preoccupazioni di tutti i cittadini democratici di Alghero e della Sardegna e di tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei beni comuni e degli interessi collettivi.
Antonio Budruni è docente di diritto ed economia, scrittore e storico.
Antonio Budruni |
I dati spagnoli sono sin troppo eloquenti: il boom edilizio, la “barbuja del ladrillo” (la bolla del mattone) lasciata gonfiare a dismisura dai governi di ogni colore, ha prodotto, a partire dal 2009, il 33% di disoccupati in Andalusia, la più grande regione spagnola; oltre il 70% di cementificazione delle aree costiere di Malaga, Alicante e Barcellona (senza distinzioni linguistiche, evidentemente); nella pazza stagione edilizia della Costa del Sol, nel viale della “Ilusion” di una famosa località turistica oggi in caduta verticale, Benalmadena, i prezzi delle case sono passati, nella tipologia più diffusa (due camere, cucina e bagno), da 180.000 a 115.000 €.
Ma vendere è quasi impossibile, ormai. In media, denunciano le associazioni di rating, sono necessari circa sette anni per piazzare un immobile. Dunque, prevedono gli analisti, il prezzo scenderà ancora, nell’immediato futuro, di oltre il 25%.
Le banche più esposte, quelle che fornivano crediti pari al 100% del prezzo delle abitazioni, sono ora sull’orlo del collasso finanziario. in Spagna, il 9,4% dei prestiti erogati non viene più pagato. Un record storico.
Il premier Rajoy, alle prese con lo spread che viaggia ad oltre 500 punti sui Bund, con gli interessi per piazzare i Bonos sul mercato che viaggiano ben oltre il 6%, è ai limiti della disperazione. Dopo i recenti provvedimenti “lacrime e sangue”, che hanno decurtato i redditi dei ceti medi e dei dipendenti pubblici in maniera assai severa, pur di ottenere i 100 miliardi di prestiti dall’Europa sta pensando di dare vita ad un “bad bank”, nella quale scaricare l’enorme zavorra della bolla immobiliare e dei titoli avvelenati (i derivati) che rappresentano la palla al piede dell’economia nazionale. Si parla di qualcosa come 162 miliardi di euro!
Ora, di fronte ad un disastro di tali dimensioni, c’è da chiedersi come si possa continuare, qui da noi, ad essere così ciechi e sordi da non vedere e non sentire. Così irresponsabili da continuare a pensare che l’unico sviluppo possibile – ad Alghero e in Sardegna – sia quello legato al mattone.
Persino i turisti, in questa stagione di crisi, appaiono meravigliati dalla proliferazione di cartelli di vendesi e affittasi, affissi in migliaia di esemplari in ogni angolo della città e delle zone costiere. Non si vende. Non si vende da anni! Lo sanno per primi gli imprenditori del settore che hanno il fiato sul collo delle banche. E lo sanno le banche, che tremano come le foglie sugli alberi in autunno al pensiero che sempre più imprenditori del settore e acquirenti di appartamenti non possano far fronte ai loro impegni.
Ciò nonostante, la Regione Sardegna – per la precisione: la giunta regionale di centro-destra-sardista – si appresta a modificare il PPR con lo scopo dichiarato di rilanciare l’economia (leggi: edilizia) soprattutto sulle coste e nelle campagne sarde. Ad Alghero, per decenni, tutta l’attenzione politica, tutte le scelte economiche, e persino l’informazione sono state condizionate dai signori del mattone.
Errare è umano, ma perseverare è diabolico. Oggi, perfino drammatico.
Sarà in grado la nuova amministrazione cittadina di approvare un PUC (Piano Urbanistico Comunale) che non determini le condizioni per una nuova colata di cemento, ma che punti a sanare l’esistente e a fornire servizi ai cittadini e ai turisti?
Sarà in grado l’opposizione in Consiglio regionale di sconfiggere il disegno autodistruttivo che ha in mente la maggioranza di centro-destra-sardista?
Questi sono i temi decisivi per il nostro futuro. Queste dovrebbero essere le preoccupazioni di tutti i cittadini democratici di Alghero e della Sardegna e di tutti coloro che hanno a cuore la tutela dei beni comuni e degli interessi collettivi.
Antonio Budruni è docente di diritto ed economia, scrittore e storico.
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