Un severo mea culpa non guasterebbe.
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Tonio Mura |
Devo essere sincero: non mi aspettavo molto dal sindaco Lubrano, lo vedevo estraneo alla politica di chi lo ha proposto alle primarie e poi lo ha sostenuto in campagna elettorale, sino alla vittoria.
Però con Lubrano il centro-sinistra è ritornato al governo della città, e non di una città qualunque!
Vorrei essere più chiaro: se il sindaco Lubrano ancora non è riuscito a imprimere il cambiamento atteso dai suoi elettori è perché una cosa sono le belle idee del programma elettorale (talvolta fantasiose), altra cosa è misurarsi con lo sfascio in cui versa il nostro Comune.
Molti problemi di oggi sono gli stessi di ieri, alcuni sono effettivamente di difficile soluzione, altri purtroppo si sono aggravati più per la natura del problema che per il disinteresse amministrativo. Detto questo non voglio scusare nessuno dei protagonisti della crisi della maggioranza, perché credo che in politica una delle virtù più necessarie sia la prudenza, capire che le parole sono pietre, che non è possibile fare passi in avanti senza il sostegno di tutti. E non mi sembra che nel caso di cui si tratta siano stati usati tali semplici accorgimenti! Non voglio neppure unirmi al coro di quelli che vedono nel PD il principale responsabile di questa crisi, e lo dico da non tesserato. Troppo facile trovare il capro espiatorio per sentirsi in pace con la propria coscienza! La verità è che ogni componente della coalizione vincente, in questa crisi, ha la sua parte di responsabilità. La regola è molto severa: se fallisce il sindaco fallisce la maggioranza che lo ha eletto. Ma c’è di più: il centro-sinistra in caso di fallimento abbandona il governo della città forse per un altro decennio! Davanti a questi scenari io credo che chi ha vinto la competizione elettorale abbia il dovere di chiedersi, anche dopo un anno e mezzo, se davvero tutto sia perduto o se invece ci siano margini di recupero che meritano di essere indagati. Personalmente, al di là delle mie personali simpatie politiche, mi sento di suggerire questo supplemento di riflessione. Anche in considerazione del fatto che non c’è sindaco uscente che non abbia avuto problemi seri con la sua maggioranza, non ultimo l’ex Marco Tedde, sia nel primo che nel secondo mandato!
Si parla di dimissioni di un certo numero di consiglieri comunali per mandare definitivamente il sindaco a casa. Personalmente lascerei il compito di questa operazione alla minoranza, per verificare se davvero essa è compatta come vorrebbe far intendere! Per il resto rimarrei su alcuni punti fermi, per esempio quello che gli eletti in consiglio facciano i consiglieri comunali. La scelta aveva un senso, ancora oggi ce l’ha, probabilmente riconfermarla non è cosa di poco conto, e non per punire qualcuno ma per esaltare il ruolo degli eletti, cosa che forse il sindaco sino ad oggi non è riuscito a fare. E’ vero, sono sfuggite parole pesanti, ma guarda caso la politica è proprio l’arte del possibile, e chi la fa dovrebbe sapere che le ricomposizioni sono possibili, Letta e Napolitano insegnano (e lo dico al di là della mia personale approvazione).
Quanto sta capitando, e di questo ne sono convinto, per una buona parte è frutto dell’inesperienza. Tuttavia l’inesperienza non è una colpa, perché nessuno nasce esperto e perché un po’ tutti in politica si pecca in qualcosa. Essere consapevoli di questo significa trovare soluzioni organizzative dove ciò che conta è il gioco di squadra, è dare la propria disponibilità senza se e senza ma. Quando lessi i nomi dei consiglieri eletti fui sorpreso positivamente dalla presenza di nomi nuovi, sia nella maggioranza e sia nella minoranza. L’ho considerato un buon segno, e tale rimane. Non sono uno che rimpiange il vecchio, anche perché se ci troviamo in una certa situazione non posso credere che tutto sia precipitato negli ultimi mesi. Per questo faccio il tifo per questo consiglio comunale, in tutte le sue componenti, perché lo ritengo all’altezza della situazione. C’è dialettica, c’è confronto, c’è la disponibilità anche della minoranza (più volte dichiarata) di voler contribuire alla soluzione dei problemi. Non c’è pregiudizio (dovrei dire non c’era), non ci sono infingimenti (tanto che è scoppiata la crisi). Mi hanno sempre insegnato che la politica è una scuola, e io ci credo. Per questo voglio che i nuovi possano finire il loro mandato alla scadenza naturale, perché sono convinto che stiano percorrendo un’esperienza formativa di primo livello, perché portarsi addosso la responsabilità del bene comune di una città non è cosa di poco conto, perché fra qualche anno avremmo politici migliori e un po’ più navigati! Ai consiglieri di lunga carriera il compito di facilitare questo importante obiettivo, con i giusti incoraggiamenti e consigli.
Un discorso a parte va fatto per la giunta. Il sindaco Lubrano a questo proposito ha mostrato la più larga disponibilità e questo mi sembra un buon segnale. Adesso però ne serve un altro di segnale, che provenga dalle diverse parti che compongono la maggioranza. Si tratta di abbandonare ogni forma di arroccamento e di fare quanto è di propria competenza per far funzionare la macchina amministrativa al meglio delle sue possibilità. Ho l’impressione che se un errore è stato fatto è stato quello di assecondare alcune forme di individualismo politico, e questo può aver prodotto malumori a livelli diversi. Ancora di più se si pensa che certi atteggiamenti non sono nel Dna del centro-sinistra! Un severo mea culpa non guasterebbe, anzi per me sarebbe un gesto da apprezzare, un gesto di maturità politica. Indubbiamente qualcuno deve fare un passo indietro, mostrando quel senso di responsabilità che mai dovrebbe mancare in chi si è impegnato in politica. E questo vale anche per il sindaco! Poi bisogna superare tre tentazioni: quella di indicare nomi di assessori che rispondano non ai partiti ma a qualche corrente di partito, quella di indicare nomi di basso profilo così da non gettare ombra sui mastini locali della politica, quella di accerchiarsi di amici perché in fondo non ci si fida dei partner politici. Quello che purtroppo è stato già fatto e che, inevitabilmente, non poteva funzionare.
Un severo mea culpa non guasterebbe.
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Tonio Mura |
Devo essere sincero: non mi aspettavo molto dal sindaco Lubrano, lo vedevo estraneo alla politica di chi lo ha proposto alle primarie e poi lo ha sostenuto in campagna elettorale, sino alla vittoria.
Però con Lubrano il centro-sinistra è ritornato al governo della città, e non di una città qualunque!
Vorrei essere più chiaro: se il sindaco Lubrano ancora non è riuscito a imprimere il cambiamento atteso dai suoi elettori è perché una cosa sono le belle idee del programma elettorale (talvolta fantasiose), altra cosa è misurarsi con lo sfascio in cui versa il nostro Comune.
Molti problemi di oggi sono gli stessi di ieri, alcuni sono effettivamente di difficile soluzione, altri purtroppo si sono aggravati più per la natura del problema che per il disinteresse amministrativo. Detto questo non voglio scusare nessuno dei protagonisti della crisi della maggioranza, perché credo che in politica una delle virtù più necessarie sia la prudenza, capire che le parole sono pietre, che non è possibile fare passi in avanti senza il sostegno di tutti. E non mi sembra che nel caso di cui si tratta siano stati usati tali semplici accorgimenti! Non voglio neppure unirmi al coro di quelli che vedono nel PD il principale responsabile di questa crisi, e lo dico da non tesserato. Troppo facile trovare il capro espiatorio per sentirsi in pace con la propria coscienza! La verità è che ogni componente della coalizione vincente, in questa crisi, ha la sua parte di responsabilità. La regola è molto severa: se fallisce il sindaco fallisce la maggioranza che lo ha eletto. Ma c’è di più: il centro-sinistra in caso di fallimento abbandona il governo della città forse per un altro decennio! Davanti a questi scenari io credo che chi ha vinto la competizione elettorale abbia il dovere di chiedersi, anche dopo un anno e mezzo, se davvero tutto sia perduto o se invece ci siano margini di recupero che meritano di essere indagati. Personalmente, al di là delle mie personali simpatie politiche, mi sento di suggerire questo supplemento di riflessione. Anche in considerazione del fatto che non c’è sindaco uscente che non abbia avuto problemi seri con la sua maggioranza, non ultimo l’ex Marco Tedde, sia nel primo che nel secondo mandato!
Si parla di dimissioni di un certo numero di consiglieri comunali per mandare definitivamente il sindaco a casa. Personalmente lascerei il compito di questa operazione alla minoranza, per verificare se davvero essa è compatta come vorrebbe far intendere! Per il resto rimarrei su alcuni punti fermi, per esempio quello che gli eletti in consiglio facciano i consiglieri comunali. La scelta aveva un senso, ancora oggi ce l’ha, probabilmente riconfermarla non è cosa di poco conto, e non per punire qualcuno ma per esaltare il ruolo degli eletti, cosa che forse il sindaco sino ad oggi non è riuscito a fare. E’ vero, sono sfuggite parole pesanti, ma guarda caso la politica è proprio l’arte del possibile, e chi la fa dovrebbe sapere che le ricomposizioni sono possibili, Letta e Napolitano insegnano (e lo dico al di là della mia personale approvazione).
Quanto sta capitando, e di questo ne sono convinto, per una buona parte è frutto dell’inesperienza. Tuttavia l’inesperienza non è una colpa, perché nessuno nasce esperto e perché un po’ tutti in politica si pecca in qualcosa. Essere consapevoli di questo significa trovare soluzioni organizzative dove ciò che conta è il gioco di squadra, è dare la propria disponibilità senza se e senza ma. Quando lessi i nomi dei consiglieri eletti fui sorpreso positivamente dalla presenza di nomi nuovi, sia nella maggioranza e sia nella minoranza. L’ho considerato un buon segno, e tale rimane. Non sono uno che rimpiange il vecchio, anche perché se ci troviamo in una certa situazione non posso credere che tutto sia precipitato negli ultimi mesi. Per questo faccio il tifo per questo consiglio comunale, in tutte le sue componenti, perché lo ritengo all’altezza della situazione. C’è dialettica, c’è confronto, c’è la disponibilità anche della minoranza (più volte dichiarata) di voler contribuire alla soluzione dei problemi. Non c’è pregiudizio (dovrei dire non c’era), non ci sono infingimenti (tanto che è scoppiata la crisi). Mi hanno sempre insegnato che la politica è una scuola, e io ci credo. Per questo voglio che i nuovi possano finire il loro mandato alla scadenza naturale, perché sono convinto che stiano percorrendo un’esperienza formativa di primo livello, perché portarsi addosso la responsabilità del bene comune di una città non è cosa di poco conto, perché fra qualche anno avremmo politici migliori e un po’ più navigati! Ai consiglieri di lunga carriera il compito di facilitare questo importante obiettivo, con i giusti incoraggiamenti e consigli.
Un discorso a parte va fatto per la giunta. Il sindaco Lubrano a questo proposito ha mostrato la più larga disponibilità e questo mi sembra un buon segnale. Adesso però ne serve un altro di segnale, che provenga dalle diverse parti che compongono la maggioranza. Si tratta di abbandonare ogni forma di arroccamento e di fare quanto è di propria competenza per far funzionare la macchina amministrativa al meglio delle sue possibilità. Ho l’impressione che se un errore è stato fatto è stato quello di assecondare alcune forme di individualismo politico, e questo può aver prodotto malumori a livelli diversi. Ancora di più se si pensa che certi atteggiamenti non sono nel Dna del centro-sinistra! Un severo mea culpa non guasterebbe, anzi per me sarebbe un gesto da apprezzare, un gesto di maturità politica. Indubbiamente qualcuno deve fare un passo indietro, mostrando quel senso di responsabilità che mai dovrebbe mancare in chi si è impegnato in politica. E questo vale anche per il sindaco! Poi bisogna superare tre tentazioni: quella di indicare nomi di assessori che rispondano non ai partiti ma a qualche corrente di partito, quella di indicare nomi di basso profilo così da non gettare ombra sui mastini locali della politica, quella di accerchiarsi di amici perché in fondo non ci si fida dei partner politici. Quello che purtroppo è stato già fatto e che, inevitabilmente, non poteva funzionare.
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