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venerdì 18 ottobre 2013

La concessione demaniale degli "scogli piatti"

di Carlo Mannoni
Ignorato il diritto all'uso collettivo. Politica assente delega alla burocrazia.        

Mannoni
Il tratto della costa di Alghero, denominato “mare degli scogli piatti”, rappresenta un esempio non raro di uso collettivo, indisturbato ed immemorabile, di un bene pubblico. 

È lì che ho conosciuto il primo mare della città quando vi arrivai in un pomeriggio estivo del 1959 e la mia curiosità di ragazzino fu immediatamente colpita dalla moltitudine di persone che godevano del mare lungo la scogliera e dal loro vociare allegro. 

Una sorta di colonizzazione della zona ancora presente ai giorni nostri quando l'uso diffuso della macchina consente di arrivare più facilmente anche alle spiagge meno vicine. 
La premessa è d’obbligo perché per la prima volta nell’uso collettivo ed immemorabile di quel piccolo tratto di costa si intromette, oggi, un diritto individuale, o meglio una pretesa del singolo, concretizzatasi nello scorso mese di luglio nella richiesta al comune della “concessione” di un tratto di costa da parte di un imprenditore proprietario di un importante albergo che si affaccia sul mare.

Chiarisco subito che l’imprenditore esercita in questo caso un suo diritto dato che una delibera della Regione del 2010, nel disciplinare la delega ai comuni delle funzioni sul demanio marittimo a fini turistici, ha stabilito che pur in assenza del Pul (Piano di utilizzazione dei litorali), di cui il comune di Alghero non si è ancora dotato, i comuni 

“debbono comunque garantire alle strutture ricettive ambiti sufficienti a fornire all’utenza ricettiva gli essenziali servizi di spiaggia finalizzati alla balneazione” (delibera 25/42 del 1//2010). 
Per i litorali rocciosi, come nel caso di cui parlo, sono previste “concessioni demaniali semplici” a carattere stagionale.

A fronte delle pretese del privato, che si concretizzano in una richiesta di concessione di un tratto di scogliera, il comune di Alghero, in mancanza di indirizzi della politica, risponde burocraticamente, pubblicando, come prescritto dalla legge, un avviso sul suo sito internet tramite il quale da notizia della domanda dell’albergatore e fissa il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali istanze di altri imprenditori che siano in grado

 “di offrire superiori garanzie di proficua utilizzazione del tratto di litorale oggetto di richiesta e di migliore soddisfacimento delle esigenze del mercato turistico”.
Lo stesso avviso, a firma di un dirigente del comune, stabilisce infine perentoriamente che in mancanza di osservazioni a tutela dei diritti concorrenti (degli albergatori, ovviamente),“si darà ulteriore corso alla pratica suindicata” (ovvero alla concessione). Come dire che la concessione è già decisa e ciò che manca è solo il nominativo del concessionario.

E il diritto della comunità algherese, che scaturisce dall’uso collettivo, indisturbato ed immemorabile su quel tratto di costa peraltro di limitata estensione, conterà qualcosa?

La risposta è che tale diritto non viene neanche preso in considerazione, come se non esistesse. E come si potrebbe tenerne conto, avrà pensato il dirigente comunale, se quel diritto non risulta incorporato in alcun foglio di carta munito delle dovute firme, timbri e protocolli?

Sarà così, ma la questione è un poco più complessa da come lo stesso dirigente la vorrebbe fare apparire. Il regolamento del codice della navigazione, infatti, che si applica al caso che descrivo e che lo stesso dirigente richiama nel suo comunicato su internet, precisa all’articolo 18 che le osservazioni contro la richiesta di concessione possono essere presentate non solo dai diretti “concorrenti” (ovvero da chi voglia essere egli stesso concessionario) ma anche da “tutti coloro che possano avervi interesse”.Quindi anche dai fruitori della marina degli “scogli piatti” fino ai portatori di interessi diffusi, come le associazioni culturali ed ambientali. Tutto ciò per la miglior ponderazione degli interessi in gioco e perché emerga quello pubblico prevalente, che potrebbe essere, a conclusione, anche la concessione al privato purché non limitativa dell'uso collettivo del bene.

Si può e si deve rimediare, quindi ad una omissione del dirigente e ad un suo errore che è quello di aver dato per scontata la concessione. Ma chi darà al dirigente le dovute direttive? La politica per caso? 

A proposito, la politica in questa vicenda è del tutto assente e fate attenzione perché questo è un fatto emblematico, e non da poco, che simboleggia l’assenza di linee di governo del territorio di Alghero che la giunta (quando ci sarà) ed il consiglio comunale non possono esimersi dal fornire. 

A meno che non si sia deciso di delegare alla burocrazia comunale anche le funzioni che il corpo elettorale ha affidato al sindaco ed al consiglio comunale.

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